30 anni fa in Polonia le prime elezioni libere

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L’Ambasciata di Polonia vuole ricordare in una breve nota gli importantissimi cambiamenti politici che ebbero luogo in Polonia nell’arco degli anni 1988-89 e i successivi avvenimenti storici di grande rilevanza che hanno cambiato il volto dell’Europa. Cogliamo l’occasione per trasmettere alcuni dati economici riguardanti la Polonia e le relazioni italo-polacche che testimoniano l’avvenuta trasformazione.

30 anni fa in Polonia le prime elezioni libere

Sono passati 30 anni da quel mese di giugno del 1989 in cui si svolsero in Polonia le prime elezioni parzialmente libere che spianarono la strada al processo di cambiamento nell’Europa centro-orientale.

Il 2019 è per la Polonia un anno particolare, un anno ricco di anniversari “tondi”: 30 anni della Polonia libera, 20 anni dell’adesione alla Nato, 15 anni dell’entrata nell’Unione Europea, ma anche 100 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Polonia.

Tra tutte le ricorrenze, la più significativa è senz’altro quella che festeggiamo il 4 giugno, il 30˚ anniversario delle prime elezioni parzialmente libere in Polonia del 4 giugno 1989: una data che simboleggia la caduta del comunismo in Polonia, ma è anche il giorno che ha aperto la strada al ritorno della democrazia in tutta l’Europa centro-orientale.

Il 4 giugno 1989, dopo anni di attività del sindacato Solidarność guidato da Lech Wałęsa (che in seguito si meritò il Premio Nobel per la pace), di scioperi e di trattative intorno alla Tavola Rotonda, si sono svolte le prime elezioni parzialmente libere che spianarono la strada alla nascita del primo governo non comunista di Tadeusz Mazowiecki (scomparso nel 2013).

Grazie alle riforme effettuate in Polonia, nell’autunno del 1989 è iniziato il processo di cambiamento in Europa centro-orientale, chiamato in seguito “autunno dei popoli”: apertura delle frontiere tra Austria e Ungheria per i profughi della Germania dell’Est, caduta del Muro di Berlino e inizio della riunificazione della Germania, caduta del regime in Bulgaria, rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia e abolizione della dittatura di Ceausescu in Romania.

La Polonia e i polacchi hanno aperto un nuovo capitolo nella storia europea. È caduta la cortina di ferro. Dieci anni dopo la Polonia è diventa parte della Nato e il 1 maggio 2004 è entrata nell’Unione Europea. L’adesione della Polonia all’UE rappresenta il coronamento degli sforzi bipartisan di tutti i governi formati dopo la vittoria di Solidarność nel 1989. La Polonia era e rimane un paese con un forte spirito europeista. – L’appartenenza all’Unione è diventata un piano duraturo di modernizzazione del nostro Stato, della nostra economia e della nostra politica estera – ha affermato il ministro degli Affari Esteri polacco Jacek Czaputowicz nel suo exposé davanti al Parlamento il 14 marzo 2019.

Una crescita economica impressionante

Sono dunque passati 30 anni da quel mese di giugno del 1989, trent’anni che hanno visto in Polonia una forte crescita economica. La Polonia viene ormai percepita come un paese dinamico, moderno, sviluppato, ben curato e sicuro.

L’appartenenza all’UE ha dato un forte contributo alla crescita della Polonia e alla trasformazione del paese. Nell’arco dei 15 anni le differenze nello sviluppo economico tra la Polonia e gli altri paesi dell’Unione Europea si sono fortemente ridotte.

Dal 2004 il PIL pro capite, misurato in PPA, è cresciuto dal 49,5% della media dei paesi UE del 2003 al 70,1% nel 2017. Si tratta di un aumento di oltre 20 punti percentuali. L’economia polacca è la sesta in termini di PIL nell’Unione Europea w mantiene uno dei più alti livelli di crescita nella Comunità. I trasferimenti finanziari dal budget europeo, in particolare le risorse provenienti dalla Politica di Coesione e Politica Agricola, e il loro impatto sugli investimenti sono stati senz’altro dei fattori di grande importanza. I maggiori benefici, però, derivano dal fatto che la Polonia è entrata a far parte del mercato unico e che partecipa all’integrazione commerciale.

PIL polacco pro capite misurato in base al valore del potere d’acquisto, in relazione alla media dell’UE

E’ importante sottolineare che la presenza della Polonia nel mercato unico porta benefici a tutti i membri dell’UE. Grazie ai trasferimenti delle risorse vengono realizzati obiettivi comuni legati ad esempio al clima, alla tutela dell’ambiente, alla digitalizzazione o all’innovazione. Qualche esempio: la costruzione di 97 impianti eolici, di 403 sistemi di trattamento delle acque reflue urbane e 24,6 mila km di rete fognaria.

L’ingresso della Polonia nell’UE ha rafforzato le relazioni economiche del paese con gli stati membri, inclusa l’Italia. L’Europa costituisce per la Polonia il mercato di sbocco più naturale. Nel 2018 il paese ha esportato beni del valore di circa 180 mld EUR (quasi cinque volte di più rispetto al 2004).

La Polonia partecipa attivamente e finanziariamente all’UE anche nell’ambito della sicurezza. E un paese membro attivo nella gestione comune delle frontiere esterne con i suoi quasi 15 mila funzionari di frontiera, che svolgono la loro missione anche al di fuori della Polonia.

Il crescente impegno della Polonia nei paesi terzi serve anche a contrastare le cause della immigrazione illegale. Il finanziamento erogato per l’aiuto allo sviluppo (assieme alla componente umanitaria) è di 0,5 mld di euro[1].

Per la Polonia è fondamentale la sicurezza energetica. Grazie ai progetti come Baltic Pipe o LNG Świnoujście Polonia contribuisce fortemente alla diversificazione delle fonti dell’energia dell’UE e di tutta la regione dell’Europa Centro Orientale.
Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Polonia sono sempre state caratterizzate da un forte dinamismo. Negli ultimi 15 anni, dall’adesione della Polonia all’UE, questi rapporti si sono ulteriormente sviluppati e rafforzati con positivi trend di crescita degli scambi bilaterali e notevoli investimenti diretti italiani. L’Italia è un importante partner commerciale della Polonia e vanta un’ottima posizione sul mercato locale polacco. Nel 2018, con un interscambio commerciale attestatosi su 21.500 milioni di euro (dati dell’ufficio statistico polacco GUS), l’Italia è diventata il terzo partner commerciale della Polonia in Europa, dopo Germania e Repubblica Ceca e il quinto nel mondo (dopo Germania, Cina, Russia e Repubblica Ceca).

L’Italia è anche uno dei principali paesi investitori in Polonia, con una notevole presenza di grandi aziende e numerose piccole e medie imprese che trovano in Polonia condizioni di sviluppo vantaggiose (tra cui manodopera qualificata, mercato interno di notevoli dimensioni, possibilità di proiezione verso gli altri mercati dell’Europa Centro Orientale). Sono oltre 1000 le imprese italiane che operano in Polonia, soprattutto nei settori automobilistico, metallurgico e del commercio all’ingrosso.

Molti italiani scelgono la Polonia per vivere. Lavorare in Polonia è diventato una normalità per tanti: le stime parlano di oltre 14 mila italiani che vivono e lavorano in Polonia. In Italia vivono invece circa 120 mila polacchi: un dato che rimane tendenzialmente invariato da diversi anni.

Nell’arco degli ultimi 15 anni, il valore degli IDE in Polonia è aumentato di oltre 4 volte. In media ogni anno sono arrivati in Polonia oltre 10 miliardi di euro. Nel 2018 l’Italia è scivolata al decimo posto per quanto riguarda gli investimenti esteri diretti (17,9 mld di PLN, secondo i dati della Banca Nazionale polacca NBP) a causa della cessione delle partecipazioni detenute in Bank Pekao al gruppo assicurativo polacco PZU e al fondo PFR.

Nelle università polacche il numero di studenti, anche stranieri, è in costante crescita e la qualità dei corsi è sempre più alta. Gli eccellenti risultati ottenuti dagli studenti degli atenei polacchi confermano l’ottima posizione dell’istruzione polacca.

Anche il numero dei turisti stranieri in Polonia cresce di anno in anno. Nel 2017 oltre 600 mila Italiani ha visitato il paese (nel 2015 erano circa 450 mila). Questo dimostra che le distanze geografiche, sociali e culturali sono sempre meno importanti.