A Roma dilaga il crimine. Per Zingaretti però la minaccia è la Raggi

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Secondo Zingaretti, la minaccia per Roma non è rappresentata dalla malavita o magari, in senso lato, dalla difficoltà di trovare un lavoro per i cittadini. No, per Zingaretti la minaccia per Roma è rappresentata da una giovane donna finita sotto scorta per aver dichiarato guerra alla criminalità organizzata. Con queste parole la sindaca Virginia Raggi ha reagito all’attacco dell’ex segretario dem e governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. L’ennesimo scontro insomma e l’ennesima polemica sul futuro di Roma, il terreno più sdrucciolevole per i giallorossi.

BOTTA E RISPOSTA. Zingaretti, specificando che lui comunque non avrebbe intenzione di candidarsi a sindaco della capitale, ha definito Virginia Raggi “una minaccia per Roma”. “Le parole hanno un peso. Le parole sono pietre. Le parole colpiscono, feriscono, fanno male. Le parole hanno delle conseguenze nella vita delle persone. Le parole non sono chiacchiere”, ha affermato quest’ultima, ricevendo subito solidarietà dagli esponenti della giunta e dai consiglieri capitolini, oltre che dai parlamentari romani.

“Zingaretti reputa la sindaca Raggi una minaccia. Parole di una gravità inaudita, inaccettabili. Ciò che colpisce è che dopo una settimana dall’arresto per corruzione della dirigente apicale della Regione Lazio – ha dichiarato il vicesindaco Pietro Calabrese – tutto tace. Immaginate cosa sarebbe accaduto se fosse stata una dirigente di Roma Capitale. Titoli in tutte le prime pagine nazionali con scritto a caratteri cubitali unica colpevole Virginia Raggi”.

Ma le bordate contro la sindaca non hanno fine. Proprio ieri infatti le opposizioni, Fratelli d’Italia e Partito democratico testa, hanno continuato a confrontarsi con l’obiettivo di presentare prossimamente una mozione di sfiducia alla Raggi, avendo perso un altro pezzo della sua maggioranza, con l’uscita dal gruppo pentastellato di Gemma Guerrini. I consiglieri 5S del resto ormai sono 24, lo stesso numero di quelli di minoranza.

Una giunta in pratica appesa alla cosiddetta fronda. “Siamo disposti a proseguire con un atteggiamento costruttivo e propositivo fino al compimento della consiliatura se quanto da noi richiesto e proposto”, hanno dichiarato i quattro consiglieri ribelli, Enrico Stefano, Marco Terranova, Angelo Sturni e Donatella Iorio, tanto insomma per cercare di tenere in ostaggio la Raggi.

LO SCENARIO. Un caso quello di Roma, che pone non poche difficoltà allo stesso ex premier Giuseppe Conte, che sta cercando di assumere la guida del Movimento. I pentastellati sono comunque fiduciosi ed escludono una caduta anticipata della giunta. “Manca una manciata di mesi alle elezioni, sarebbe un clamoroso autogol sfiduciare Virginia ora rischiando di auto-mandarsi a casa”, sostengono. La sindaca però potrebbe appunto essere logorata.