Animalier – Il bestiario della moda di Ilaria Gianni

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Le pellicce, i leggings, le sneakers, la nail art con stampe (spesso fluo) che riecheggiavano manti di leoni, pantere, zebre, giraffe o serpenti tra le ragazze anni Ottanta del liceo artistico con cui la mia scuola elementare condivideva il block newyorkese hanno sempre esercitato un certo fascino sul mio immaginario fanciullesco, che vedeva questi capi animalier come affermazioni mostruosamente straordinarie. Una bellezza selvatica, inclassificabile, eccessiva ai miei occhi. Il risultato è che oggi non posseggo neppure un abito o un accessorio animalier. Ho sempre pensato che dovessi superare la diffidenza per il maculato, farmi conquistare dalle squame. Animalier – Il bestiario della moda, la pubblicazione di Edizioni Casimiro (2020) della storica dell’arte Eva Ogliotti è stata l’occasione per affrontare l’eccentrico monstre che avevo deciso di escludere dal mio guardaroba.

Il lungo saggio è un approfondimento semiotico sulle connotazioni e le evoluzioni del travestimento mimetico inteso come azione trasformativa profonda non solo della percezione ma della natura stessa del corpo umano.

A partire da un ricco corredo di case studies articolati, l’autrice narra come l’animalier abbia inizialmente rappresentato, più che esclusivamente il fascino verso il selvatico, la necessità dell’uomo di appropriarsi dell’alterità animale (indomabile) per riconoscere se stesso come Altro nel cosmo, per capire potenzialità e limiti della propria identità, fantasticando su nuove tappe evolutive.

Dai chien-manchon del XVI secolo alle illustrazioni dei capricci vestimentiari di faune indossabili seicentesche di Wenzel Hollar, balzando verso l’imprimé panthère di Dior del 1947, ai camuffamenti selvaggi di Veruska, toccando i total look maculati o giraffati di Gernreich o Givenchy, per arrivare alle metamorfosi vere e proprie di Alexander McQueen e delle Checking Invoice, il libro racconta il passaggio dall’umano al bestiale suggellato nel tempo dal dispositivo-abito. Quella proposta da Ogliotti è una chiara analisi della trasformazione estetica, etica, sociale, culturale, ma anche politica, messa in atto dall’unione tra creatività visionaria e ricerca scientifica indagata dalla Moda, che porta il corpo in un altrove ibrido e indefinibile, in una dimensione nella quale la paleontologia convive con lo sviluppo tecnologico, mettendo in primo piano la ciclicità della vita passata e futura.

Animalier – Il bestiario della moda ci conduce in un viaggio nel quale il camuffamento, adottato e compreso nel suo profondo spirito rivoluzionario della donna moderna, diviene primo strumento di affermazione politica e sociale del sé, in un’inedita presentazione e rappresentazione della figura femminile prima, umana poi. Belva domatrice e non domata, già la donna di Erté stravolge le prospettive, gettando i primi segni lessicali per la lunga battaglia di asserzione del genere femminile come soggetto, nella Moda come nella vita. In uno scambio di identità, di “pelli-panni”, Ogliotti ci spiega come la ricerca dell’haute couture, non si è limitata a imitare il mondo animale ma ne ha adoperato strategie e valori. Così Alexander McQueen (come anche Thierry Mugler), fondendo i due regni nelle sue creazioni, usa la bizzarria degli organismi viventi per ridefinire non solo la forma umana ma la sua stessa natura. Il processo del divenire, della trasmutazione, che si compie nell’universo dello stilista britannico, preannuncia l’abito come un dispositivo per ridisegnare l’essenza e l’esistenza stessa. L’autrice rivela come l’animalità abbia condotto (e continui a condurre) ad amplificazioni e accrescimenti di una fisicità, dando origine a corpi fuori dall’ordinario, incollocabili e indefinibili, nei quali l’ibridazione tra l’uomo e la bestia è strumentale per ridefinire le possibilità (e necessità) evolutive a cui l’essere umano va incontro. La Moda crea così mostri che eccedono la natura stessa a cui si ispirano, dà vita a un nuovo ecosistema biomorfico e inclusivo che determina la genesi di esseri viventi rivoluzionari, estranei alle comuni classificazioni tassonomiche che mettono in discussione l’antropocentrismo dell’uomo vitruviano.

Con Animalier – Il bestiario della moda Eva Ogliotti va quindi oltre la Moda, o meglio, afferma come la Moda vada oltre il suo apparire e con preveggenza sia capace di trasportarci in un panorama di corpi futuristici, dove si è compiuta l’alleanza e la conseguente compenetrazione identitaria tra l’umano, l’animale e il tecnologico, nella costruzione di un’alterità, di una possibile trans-specie, adattabile, libera, composta di corpi meravigliosi che hanno compreso come “sopravvivere diventi atto creativo e incessante ridefinizione della propria identità”, oggi più che mai.