ARABIA SAUDITA: LA VITA (NASCOSTA) DELLE DONNE

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Arabia Saudita. Nel terzo millennio vige ancora un sistema patriarcale di tutela in cui una donna deve essere autorizzata da un uomo, un parente o il marito, per poter fare qualunque cosa, es. viaggiare, sposarsi, lavorare, accedere all’assistenza sanitaria e non solo. Per non parlare dei divieti a camminare liberamente in un luogo pubblico, interagire con gli uomini, vestirsi come vuole.
È un sistema nel quale le donne disobbedienti vengono “accompagnate” in uno dei centri “Dar al Reaya”, traducibile come “Casa di cura”, ma più simili a prigioni, anzi peggio.
Secondo il governo saudita, nei Dar al Reaya finiscono “soltanto” le donne bisognose di “correzione sociale” e di “rafforzamento della fede religiosa”. Le minori di trent’anni in attesa di indagine o di processo, o rimaste senza tutela, sono trattenute nei “Dar al Theyafa”, (“Casa dell’ospitalità”), fintanto che si trova loro un altro tutore o un pretendente.
Perché una donna venga portata in una Casa, è sufficiente un’accusa mossa dal suo “guardiano”, o l’aver tentato di sottrarsi agli abusi subiti in casa, denunciandoli o fuggendo.
Il fatto è che “non esiste codice penale né chiarezza sulle azioni da considerare un reato”, ma nemmeno sulle pene, anche per casi simili: “una donna che è stata vista con un uomo in un centro commerciale può essere condannata a tre mesi di reclusione, un’altra a un anno e cento frustrate” spiega Al Dosari, attivista e studiosa saudita.
Mohammed bin Salman (soprannominato Mbs), principe ereditario dal 2017, aveva promesso di allentare le restrizioni sui contatti tra i generi, di aprire i cinema anche alle donne e di alleggerire alcune norme sulla tutela. Ma si è trattato di “cambiamenti superficiali volti a mascherare un persistente sistema di repressione delle donne”.
Come racconta una fuggitiva, ora al sicuro in Australia: “Mbs sta prendendo in giro l’occidente. Lì non si sa nulla dei centri Dar al Reaya”.
Il “nuovo Rinascimento” dell’Arabia Saudita, almeno per le donne, pare ancora un miraggio.
A cura di Livia Mazzini