#ARTICO: GLI STATI UNITI SCHIERANO I BOMBARDIERI B-1 IN NORVEGIA COME SEGNALE DETERRENTE NEI CONFRONTI DELLA RUSSIA

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L’Aeronautica Militare americani sta schierando i propri bombardieri B-1 in Norvegia per la prima volta, in quello che viene considerato come un chiaro messaggio di deterrenza nei confronti di Mosca sul fatto che gli Stati Uniti intendono considerare la regione artica come area strategicamente importante.
Lo riporta la CNN secondo cui lo schieramento dei bombardieri rappresenta anche un modo per dimostrare che Washington intende difendere gli alleati presenti nell’area contro qualsiasi ipotetica aggressione russa.
“La prontezza operativa e la nostra capacità di supportare alleati e partner per rispondere con rapidità a qualsiasi potenziale minaccia [da parte russa], è fondamentale per il successo”, ha detto il generale Jeff Harrigian, comandante delle forze aeree statunitensi in Europa e Africa.
In totale sinora 4 bombardieri B-1 della US Air Force e circa 200 membri del personale della base Dyess Air Force in Texas sono stai schierati nella base area di Orland in Norvegia, e nelle prossime 3 settimane inizieranno le missioni nel Circolo Polare Artico e sullo spazio aereo internazionale al largo dei confini della Russia nordoccidentale.
Finora, le missioni militari aeree sull’Artico erano state appannaggio principalmente della Royal Air Force britannica. Negli ultimi mesi, il Pentagono aveva schierato gruppo simili di bombardieri B-52 in Medio Oriente come prova della dimostrazione della capacità degli Stati Uniti di spostare rapidamente le risorse militari in regioni potenzialmente a rischio.
Poiché uno spostamento di bombardieri e staff di supporto richiede settimane per essere pianificato, era stato progettato già da un po’ di tempo, fanno sapere fonti del Pentagono alla CNN.
Il Dipartimento della Difesa americano è profondamente preoccupato, in particolare, per le ambizioni militari russe nell’Artico e per l’accesso alle risorse naturali di questa zona che viene sempre più militarizzata da parte di Mosca.
Gli Stati Uniti valutano infatti che la Russia consideri il mantenimento del proprio accesso all’Artico sempre più vitale, visto che quasi il 25% dell’intero prodotto interno lordo russo proviene dalla lavorazione e vendita degli idrocarburi trivellati a nord del Circolo Polare Artico.
“I recenti investimenti russi nell’Artico includono una rete di mezzi aerei offensivi e sistemi missilistici costieri”, aveva già riferito la scorsa estate Barbara Barrett, segretaria dell’Air Force durante la precedente Amministrazione Trump.
Il neo presidente americano Joe Biden ha già detto di essere pronto ad adottare un approccio più duro nei confronti di Mosca rispetto al suo predecessore, Donald J. Trump, durante una conversazione tenuta alla fine del mese scorso con il suo omologo russo Vladimir Putin.
Sebbene la nuova decisione americana possa essere considerata come una provocazione da parte di Mosca, non mancano provocazioni anche in senso contrario, come il mese scorso quando un caccia russo si è avvicinato pericolosamente alla USS Donald Cook, un cacciatorpediniere navale americano, presente nelle acque internazionali del Mar Nero.
La Marina Americana ha rilasciato una dichiarazione, poco dopo l’episodio, affermando che “l’inutile vicinanza delle azioni del Su-24 russo era incompatibile con la buona abilità di pilotaggio e le norme e gli standard internazionali” ed affermando che “la sesta flotta americana è impegnata a mantenere la libertà di movimento all’interno delle acque internazionali per tutte le nazioni che si affacciano sul Mar Nero”.