Assistere ad una conferenza stampa di Zaia è meglio che vedere “Totò le Mokò”, fa più ridere

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La quantità di congiuntivi e condizionali massacrati è a livello di stragi da pulizia etnica. Hutu, armati di machete, contro Tutsi (Hutu lui e Tutsi la lingua italiana). Per Zaia il caregiver è un autista. Votato da 3 veneti su 4 e Presidente di regione, uno che dovrebbe andare a lezioni private di italiano, da Bombolo.
In Italia per essere consigliere comunale, regionale, assessore, sindaco, presidente di regione, parlamentare, sottosegretario, ministro, presidente del consiglio non è richiesto nessun titolo, nessun curriculum. È richiesto il nulla, sottolineo nulla. Basta saper contare fino a 10 ( con il consentimento di pause di riflessione e concentrazione). In Italia un analfabeta funzionale può diventare sottosegretario, ministro e molte cose ancora e nessuno protesta (ma neanche se ne accorge)
Negli altri settori invece, per essere assunto da chiunque, in Italia e nel mondo, devi avere titoli e curriculum adeguati e proporzionali all’importanza del potenziale incarico. Spesso le due cose non sono sufficienti, ti verrà richiesto di sottoporti a delle prove. Il curriculum dovrà contenere esperienze equivalenti, se non maggiori, dell’incarico offerto. Insomma: il candidato deve dimostrare che va bene per l’impiego offerto. Ciò avviene per qualunque ruolo ed avviene per offerte nel pubblico impiego come nel privato. E, siccome nel privato non sono fessi, in quel caso le prove per l’assunzione saranno molto più minuziose ed impegnative.
Nella politica tutto ciò non conta, è un optional. E spesso accade il contrario: la competenza o l’intelligenza, in molti casi, i gruppi dirigenti dei partiti non le guardano con buon occhio. Molto meglio l’utile idiota, più malleabile, più orientabile, più gestibile. E dato che da decenni in Italia si votano i partiti e non le persone; dato che i dirigenti dei partiti amano gli “utili idioti” e, quindi, nominano gente non propriamente di “alto” livello, ci ritroviamo con un Parlamento pieno di analfabeti funzionali.
Ma non è solo questo il problema. Perché poi al governo ci mandano proprio gli analfabeti funzionali, quelli che contano fino a 10 con le pause di riflessione e concentrazione, quelli totalmente organici al disegno, la strategia politica di questo o quel segretario. Così al governo ci ritroviamo gente come Gelmini, Borgonzoni e Sacco. Se poi analizziamo partiti come la lega, il cui segretario e leader politico, toltogli l’uso delle dita, ha problemi pure nel contare fino a 10, abbiamo la spiegazione del perché ci siamo ridotti in questo stato.
In Italia la meritocrazia in politica è sempre più una chimera idealistica. E se, anche in parte, si attuasse o perseguisse, tutti saranno contro di essa, perché come in tutti i regimi di questo mondo, cultura e competenza sono estremamente pericolose per i gruppi di potere o potentati economici. Il governo Conte era formato da politici con esperienza diretta, conoscenza e sapere, nel campo in cui furono collocati. Un avvocato alla Giustizia, una docente alla scuola, una Prefetto agli Interni, perfino un medico alla sanità. Eppure quel governo, dove politica e sapienza si è trattato di coniugarle, è stato attaccato come nessun altro governo nella storia d’Italia, per essere sostituito, poi, da Borgonzoni alla cultura e Sacco all’istruzione. Fate pure le vostre riflessioni.
Giancarlo Selmi