Aumentano i prestiti alle imprese ma la cronica mancanza di liquidità non è stata ancora risolta

0
59
soldi

Secondo la Cgia i fondi messi a disposizione dallo stato tra febbraio e dicembre del 2020 per fronteggiare la crisi sono andati a “vantaggio” delle banche.

Le piccole e medie imprese italiane soffrono da anni di una carenza di liquidità e la situazione non sembra aver invertito la marcia nonostante i 150 miliardi di euro che l’ex governo Conte ha immesso nel sistema come prestiti garantiti.

Secondo l’Ufficio studi di Cgia tra febbraio e dicembre 2020 lo stock complessivo dei prestiti erogati alle imprese italiane per fronteggiare la crisi economica è aumentato soltanto di 39 miliardi di euro.
Che fine hanno fatto gli altri fondi?

Le operazioni volute dallo Stato per fronteggiare la crisi hanno fermato il trend di contrazione dei prestiti bancari alle imprese, il cui volume era crollato di 300 miliardi di euro tra il 2011 e il 2019, ma “il bazooka messo in campo dall’ex premier Conte non è riuscito ad aggredire con successo la cronica mancanza di liquidità che storicamente assilla in particolar modo le Pmi”, secondo la Cgia.

“Come mai, infatti, solo un quarto delle garanzie messe a disposizione dallo Stato attraverso SACE e il Fondo di garanzia, che per legge dovevano coprire la quasi totalità degli impieghi erogati con questi strumenti, è finito nelle casse degli imprenditori?” si chiede l’Ufficio studi.

Secondo la Cgia “una parte delle nuove garanzie è andata a colmare i cali fisiologici del credito in essere e nella sostituzione dei prestiti a breve con aumenti di quelli a medio-lungo termine” e inoltre “è possibile che il sistema bancario abbia usato una parte di questi miliardi anche per abbattere i propri rischi, sostituendo le garanzie legate ai prestiti che aveva erogato prima dell’avvento di queste novità legislative”.
L’effetto dei decreti Conte

Secondo l’Ufficio studi della Cgia guardando i risultati relativi alla consistenza dei prestiti erogati dalle banche alle imprese tra la fine di febbraio dell’anno scorso – periodo che precede l’introduzione del “Cura Italia”, del “Decreto Liquidità” e del “Garanzia Italia” – e lo scorso 31 dicembre emerge che sono state le banche a trarre particolare beneficio dai decreti governativi legati alla pandemia.

“È bene sottolineare che, in linea generale, tutto il sistema economico ha tratto beneficio dall’applicazione di questi tre provvedimenti – sottolinea la Cgia – a cui si deve aggiungere anche la moratoria sui crediti a famiglie e imprese introdotta sempre dal governo Conte per un valore complessivo di altri 300 miliardi di euro. Tuttavia, la cronica mancanza di liquidità in capo alle Pmi non è stata ancora risolta. Anzi”.
Il bilancio dei prestiti garantiti

Sul fronte dei prestiti garantiti, il Fondo di Garanzia del MISE-Medio Credito Centrale e la SACE aggiornano con maggiore frequenza i propri dati in materia di credito.

Attraverso “Garanzia Italia”, ad esempio, fino al 9 febbraio scorso le domande presentate dalle grandi imprese sono state 1.498 e i volumi dei prestiti garantiti messi in campo da SACE hanno raggiunto i 21,2 miliardi di euro, scrive la Cgia.

Sempre alla stessa data, grazie al “Cura Italia” e al “Decreto Liquidità”, al Fondo di Garanzia per le Pmi sono invece giunte 1.703.969 domande che hanno “generato” 136 miliardi di finanziamenti. Questi ultimi dati includono anche i mini prestiti fino a 30 mila euro che, invece, hanno registrato 1.081.476 domande, consentendo l’erogazione di 21,1 miliardi di finanziamenti.