Basta ipocrisia. L’uso della cannabis terapeutica è una battaglia di civiltà

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Il caso di Walter De Benedetto è solo l’ultima storia di un diritto alla cura negato

Quest’uomo affetto da una grave forma di artrite reumatoide, è a processo per coltivazione domestica di cannabis e rischia fino a sei anni di carcere. Donato, Mara, Carlo, Stefania, Rosario, Alfredo, Paolo. Sono tantissime le storie di uomini e donne che scontano assurdi intoppi medici e burocratici per la terapia del dolore. Nonostante il ricorso a farmaci cannabinoidi in Italia sia legale ormai dal 2007, la disponibilità di cannabis medica è spesso insufficiente. Ci sono centinaia di casi a cui la politica dovrebbe rispondere con urgenza.

Come Movimento 5 Stelle abbiamo proposto in consiglio regionale una legge per promuovere e sostenere la filiera agricola e industriale della coltivazione della canapa in Umbria. Una proposta che nasce per promuovere la coltivazione, la trasformazione e la creazione di una filiera agricola che integri la ricerca con il ciclo industriale, riconoscendo i molteplici utilizzi e prodotti che possono discendere dalla canapa.

Altra cosa è l’utilizzo terapeutico, già riconosciuto e approvato da quasi 15 anni. Eppure, ci sono ancora persone che restano intrappolate nei gangli di una burocrazia assurda e ingiusta. La battaglia per la cannabis terapeutica e per il diritto alla cura è una battaglia di civiltà e di rispetto per il dolore delle persone che soffrono.