Becky Hammon diventa la prima assistente allenatore ufficiale donna della storia della NBA

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Poche settimane prima, l’allora aspirante candidato alla presidenza della Federcalcio Carlo Tavecchio, afferma ciò che segue: “Nel calcio si pensava che le donne fossero handicappate rispetto al maschio, ma abbiamo riscontrato che sono abbastanza simili”.
2020
Questa notte, il 30 dicembre, è già diventata una data storica per il basket e non solo. Durante la partita degli Spurs contro i Lakers, Popovich è stato espulso quando mancavano 4 minuti alla fine del 2° quarto. Becky Hammon, prendendo il suo posto, è diventata la prima donna ad allenare in NBA.
Può sembrare una notizia normale, ma in realtà, nel momento in cui Popovich, lasciando il campo, le ha detto “Adesso pensaci tu”, decenni di barriere culturali hanno quanto meno subìto un durissimo colpo. Sei anni prima, in quell’affermazione di Tavecchio che abbiamo riportato, c’era un fondo di verità: molti ambienti sportivi, in particolar modo quelli relativi a sport di squadra con contatto fisico come possono essere calcio e basket, hanno spesso una mentalità spiccatamente maschilista. Non si parla solo dal punto di vista pratico, dove è logico che la maggior fisicità e il maggior atletismo degli uomini rendano la versione maschile più spettacolare, ma anche di un punto di vista concettuale, dove teoricamente saremmo invece tutti equidotati. Quante volte avrete sentito battute sul fatto che una ragazza non possa comprendere la regola del fuorigioco o concetti tattici come stagger, box and one o pick ‘n’ roll? Quante volte sotto ai post in cui parliamo di basket femminile non trovate maschi che deridono e prendono in giro l’altra metà del nostro sport? Mai. E’ quindi conseguenza logica che le ragazze debbano non solo affrontare gli scogli degli svantaggi pratici rispetto allo sport maschile, ma anche scontrarsi contro ostacoli ancora più grandi come la diffidenza o i pregiudizi. Chi si ricorda quanto durò l’esperienza da allenatrice di Carolina Morace, quando nel 1999 fu assunta a dirigere una squadra di calcio maschile, la Viterbese, in Serie C1? Meno di una scorta di Cipster in casa di Schortsianitis, eppure si trattava della più grande calciatrice nella storia sportiva del nostro paese.
E’ credenza comune che le donne nello sport non possano essere accostate ai maschi non solo da un punto di vista pratico, ma anche da un punto di vista cognitivo e intellettuale. D’altronde quale sportivo maschio si farebbe allenare, spiegare concetti tattici e dare consigli tecnici senza problemi da una donna? Nella mentalità machista che predomina nel calcio ed anche nel basket, è come se un uomo volesse spiegargli come si stirano le lenzuola o a fare il punto croce.
Fortunatamente però esistono le eccezioni.
Rebecca Lynn Hammon, universalmente conosciuta come “Becky”, una delle 15 giocatrici più forti nella storia della WNBA, mentre giocava ancora chiese ed ottenne di poter assistere agli allenamenti di Gregg Popovich per studiare i suoi metodi ed entrare in punta di piedi nel mondo degli Spurs. Venne poi ammessa alle sessioni video, poi alle riunioni tecniche dello staff degli allenatori, poi le venne chiesto qualche parere e gradualmente, sfruttando un parallelismo usato dalla stessa Hammon, la palla di neve iniziale, rotolando sul fianco della montagna, diventò una valanga. La sua determinazione, il suo entusiasmo e la sua sconfinata intelligenza cestistica conquistarono tutti. Il giorno in cui fu annunciata come nuovo assistente-allenatore degli Spurs, Popovich disse: “Al momento dell’annuncio la gente è impazzita come se avessimo salvato il mondo dal nazismo o fatto chissà che cosa. Sarebbe più importante invece dare credito a lei, e a molte più donne, per quello che sono e quello che sanno fare”. E quel giorno, durante la presentazione, gli Spurs non fecero mai riferimento una sola volta al suo genere sessuale, non sottolineando mai il fatto che fosse una donna, ma solo cosa avrebbe potuto portare in più alla squadra.
“E’ perfetta, sa quando deve parlare e cosa deve dire, ma sa anche quando deve lasciare spazio ai giocatori. Può sembrare una cosa semplice, ma invece tanta gente non ne ha la minima idea. Lei invece sa relazionarsi, conosce il gioco e lo capisce, sa qual è la cosa giusta da fare. Mi ricorda Steve Kerr”.
Parola di Gregg Popovich.
E’ un grande giorno per il mondo dello sport.
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(di Mario Castelli)