Bellanova: “La politica è finita? No, sono finiti solo un governo e la caccia ai costruttori”

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Senatrice Bellanova, l’approdo a Draghi era il vero obiettivo della vostra azione politica?
«Avevamo e abbiamo un solo obiettivo – risponde Teresa Bellanova, ex ministro alle Politiche agricole e presidente di Italia Viva – rimettere al centro l’interesse esclusivo del Paese. In questo senso le prime parole espresse dal Presidente incaricato ci confermano la bontà della decisione del Presidente Mattarella e ci inducono a pensare che ci siano le condizioni perché, proprio come ha indicato Draghi, l’azione congiunta di un nuovo esecutivo e del Parlamento muovano dalle priorità che la situazione attuale impone. E cioè l’emergenza sanitaria ed economica, il piano vaccinale, il rilancio del Paese, la coesione sociale e territoriale».

C’è chi ha detto però che quella appena conclusa con il governo Conte bis è stata la fine della politica. Che ne pensa?
«La politica non finisce perché un esecutivo entra in crisi né tantomeno perché un presidente del Consiglio ha fatto il suo tempo. Concordo con chi in queste stesse ore dice che non è il fallimento della politica ma di chi ha smarrito la politica. Non dimentichiamo che per giorni siamo stati costretti ad assistere a un mercato indecoroso nelle aule parlamentari, miseramente fallito, alla ricerca dei cosiddetti responsabili e che per giorni sono circolate veline su presunte divisioni interne ad Italia Viva con il solo obiettivo di spaccare i nostri gruppi e soprattutto inficiare il rigore della nostra scelta. Dopo di che mi pare che proprio nelle parole di Draghi, con quel riferimento al Parlamento e all’unità, il ruolo della politica non sia né in discussione né emarginato. Mi consenta però di ricordare che proprio Italia Viva ha bloccato quella proposta sulla governance del Recovery avanzata dal Presidente Conte che di fatto espropriava delle proprie competenze ministeri, Regioni e pubblica amministrazione, per trasferirle su perfetti sconosciuti. Non ricordo di aver sentito, in quel momento, lo stesso allarme e la stessa accoratezza. E sì che ce ne sarebbero state tutte le ragioni».

Ma era davvero questo il momento per aprire uno scenario così incerto vista la pandemia e le preoccupazioni degli italiani?
«Lo era esattamente per le ragioni che lei indica. Il quieto vivere va bene quando non ci sono problemi, non quando è alle porte il rischio di centinaia di migliaia di licenziamenti da aprile. Nel 2020 sono andati in fumo 444mila posti di lavoro, 101mila nel solo dicembre di cui 99mila donne. E questo nonostante i licenziamenti bloccati. Contiamo circa 14 milioni di inattivi. Ricostruire dev’essere la parola d’ordine: se i cantieri fossero stati sbloccati per tempo forse oggi non saremmo costretti a registrare dati così devastanti. Non io ma Svimez dice a proposito del Recovery Plan come nonostante le correzioni si sia ancora lontani dalla meta necessaria al Mezzogiorno. Non saranno solo i bonus a salvare il Paese ma le politiche attive, gli investimenti, il debito buono, quello che guarda al futuro. La differenza tra assistenzialismo e rilancio è qui».

Chi pensa che in Parlamento, a parte voi, sosterrà il nuovo governo?
«Mi auguro tutti coloro che vorranno concorrere ad affrontare e dare soluzione alle tante emergenze che si registrano quotidianamente. Il lavoro da fare è enorme. Adesso è tempo di anteporre ai destini dei singoli rappresentanti politici quello del Paese. E mi sarei aspettata nella giornata di ieri da Conte un apprezzamento sulla scelta del Presidente Mattarella e di sostegno all’azione di Draghi per responsabilità e senso delle istituzioni».

Draghi potrebbe chiederle di avvalersi della sua esperienza da ministra nel nuovo governo? Pensa comunque che possano essere confermati ministri uscenti?
«Non metto il carro davanti ai buoi. Noi siamo pronti a collaborare in qualsiasi forma, totalmente rispettosi delle prerogative del presidente incaricato. Non è necessario essere ministri per mettere a disposizione le proprie competenze».

Matteo Renzi sarà giudicato dagli italiani in base al consenso che il Parlamento garantirà a Draghi?
«Non vedo automatismi tra le due cose. Mi auguro che Matteo Renzi e Italia Viva siano valutati sulla qualità della proposta politica avanzata in questi mesi, sulla coerenza e responsabilità dei comportamenti assunti. Noi lavoreremo in questa direzione e per ampliare fin dove è possibile il campo riformista».