Bene i concorsi, ma non è una scelta risolutiva

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Bene l’annuncio del Ministro Bussetti sull’imminente avvio dei concorsi per assumere circa 70.000 docenti, ma non basta rispetto a un’emergenza precariato la cui mancata risoluzione avrebbe riflessi pesantemente negativi anche per il prossimo anno scolastico, quando le scuole non avranno certo la possibilità di coprire con personale di ruolo tutti i posti vacanti e disponibili.
Già quest’anno sono stati oltre 30.000 i posti non coperti con assunzioni che pure erano autorizzate: il prossimo anno, con i nuovi pensionamenti incrementati da quelli della “quota 100”, i posti vacanti saranno ben oltre i 70.000 destinati ai nuovi concorsi, col risultato che potrebbe essere affidato a personale supplente oltre il 20% dei posti complessivamente funzionanti nella scuola.
Lo abbiamo detto più volte e lo ripetiamo oggi: puntare sui concorsi ordinari come unico ed esclusivo canale di accesso al ruolo si è già dimostrata una scelta inefficace. Anche le GAE, il cui imminente rinnovo si limiterà ai soli trasferimenti di provincia, senza nuovi ingressi, non basteranno ad assicurare il fabbisogno di docenti. Logica ed equità vorrebbero che si imboccasse la via di una stabilizzazione dei rapporti di lavoro precario in atto da più lungo tempo, riconoscendo e valorizzando anche il lavoro dei docenti non abilitati che hanno prestato servizio nelle scuole per oltre tre annualità e grazie ai quali, non va mai dimenticato, la scuola non potrebbe svolgere il suo servizio.
Ministro e Governo rimuovano l’atteggiamento di indisponibilità finora mantenuto: abbiamo al riguardo argomenti e proposte, siamo pronti in ogni momento a discuterne nelle sedi di confronto a nostro avviso indispensabili per assicurare, attraverso la qualità e la tempestività delle decisioni, un futuro di qualità del servizio nella scuola che si coniughi col superamento della precarietà del lavoro.