Caso Open Arms, la Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio per Salvini

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salvini
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Il Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, al termine della discussione, ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio nell’ambito del procedimento per il caso Open Arms. Rinviata al prossimo 17 aprile l’udienza preliminare per le conclusioni della difesa dell’ex ministro. Salvini è accusato di avere trattenuto “illecitamente” 147 migranti a bordo della nave della ong spagnola nell’agosto del 2019. A differenza della Procura di Catania, che per il caso Gregoretti chiede il non luogo a procedere, i magistrati di Palermo chiedono per il leader della Lega il processo. La discussione è stata sostenuta dai tre magistrati presenti in aula, al bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La prima a parlare è stata la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella, seguita dal pm Geri Ferrara. Ha concluso il Capo della Procura Francesco Lo Voi. “Non vedremmo come in un caso come questo non si possa chiedere il rinvio a giudizio”, ha ribadito il magistrato, secondo cui non c’era alcuna condivisione all’interno del governo, ma le decisioni furono prese da Salvini. “La redistribuzione spettava a Conte, ma il ‘Pos’ a Salvini” “Il Pos (place of safety ndr) è di per sé un atto di urgenza che viene rilasciato in media in due giorni e viene rilasciato senza bisogno di particolari atti formali. La redistribuzione faceva parte delle competenze del Presidente del consiglio, ma in ogni caso l’urgenza del Pos riguardava il Ministero dell’interno” ha detto la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella nel corso della discussione. “Non abbiamo alcun difetto di informazione – dice – non abbiamo problemi di varia natura che ritardavano il rilascio del Pos”. “Emerge invece dagli atti la volontà contraria del ministero dell’Interno al rilascio del Pos – ha concluso Sabella -. Intanto, si ha, dopo la sospensione del primo decreto, il tentativo di emettere un nuovo decreto interdittivo”. “No c’era l’atto politico, nessuna condivisione in Consiglio dei ministri” “Si tratta di un atto politico? Le conclusioni a cui ci portano, non solo le testimonianze raccolte durante l’istruttoria dal Tribunale dei ministri di Palermo ma durante il giudizio a Catania, ci portano a ritenere che non si tratti affatto di un atto politico, ma di un atto amministrativo. Ma ha aggiunto Conte che non si è mai discusso in Consiglio dei ministri dei singoli casi. Sulla concessione del Pos il Cdm non si è mai occupato e che nessuna decisione è mai stata condivisa e che il problema della redistribuzione era un problema generale e non legato ai singoli casi”. A dirlo il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, durante l’udienza preliminare. “Non c’era l’atto politico, non c’era alcuna condivisione. La decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno il quale prendeva la decisione e come dice il ministro Di Maio la portava a conoscenza degli altri con un tweet. La condivisione c’era sul principio della redistribuzione”. Salvini: “Preoccupato? No, orgoglioso di aver difeso l’Italia” “La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio e il processo contro di me per sequestro di persona, 15 anni di carcere la pena prevista. Preoccupato? Proprio no. Sono orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese rispettando la legge, svegliando l’Europa e salvando vite. Se questo deve provocarmi problemi e sofferenze, me ne faccio carico con gioia. Male non fare, paura non avere” ha commentato Salvini. Bongiorno: “Richiesta procura disancorata dalla realtà” “Ci aspettavamo la richiesta di rinvio a giudizio, non mi pare la notizia del giorno”. Così l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, ha commentato la richiesta di rinvio a giudizio. Al termine dell’udienza preliminare, in cui oltre alla Procura hanno concluso le parti civili, Bongiorno ha puntualizzato alcuni aspetti della linea difensiva. “Questo processo – ha spiegato – contesta a Salvini il sequestro di persona perché il divieto di sbarco disposto dal Viminale sarebbe stato annullato dal Tar. Prego tutti di leggere il provvedimento dei giudici amministrativi, perché sospese solo in parte l’efficacia del divieto di sbarco al fine di prestare aiuto ai migranti che avessero bisogno di soccorso. E il Governo infatti fece entrare la nave e si diede soccorso a chi ne aveva necessità, quindi non ci fu nessuna disobbedienza”. “Da tutti gli atti – ha proseguito – emerge che la nave della ong catalana aveva più opzioni : la Spagna, Malta, ma non le volle. E’ come se io fossi chiusa in una stanza e restassi dentro nonostante avessi delle uscite, solo perché le uscite non mi piacciono. Potremmo parlare di sequestro?”. Infine, la legale ha sostenuto che tutta la gestione della vicenda rientrava pienamente nella linea politica del Governo, che prevedeva prima la redistribuzione dei profughi nei Paesi europei, poi lo sbarco in Italia. Open Arms: neppure un ministro può derogare a principi “Augurandoci che si proceda per l’accertamento della verità, ribadiamo, associandoci alle conclusioni della Procura, che la violazione dei diritti di donne, uomini e bambini vulnerabili è un reato che deve essere perseguito e che nessuno, tanto meno un Ministro della Repubblica, può derogare ai principi su cui si fondano le nostre repubbliche democratiche”. Lo afferma Open Arms in nota diffusa dopo l’udienza preliminare, in cui l’Ong è una delle parti civili.