Champions, Porto-Juve 2-1: Chiesa tiene vive le speranze bianconere

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La Juve stecca a Oporto e archivia l’andata degli ottavi di Champions League con una sconfitta. Al “Do Dragao” la squadra di Pirlo perde 2-1 col Porto e complica i piani per il passaggio del turno. Per i bianconeri gara brutta e avvio shock in entrambe le frazioni. Dopo 2′ Bentancur sbaglia in area e regala a Taremi la palla per il vantaggio, nella ripresa poi Marega (46′) sorprendere subito la difesa bianconera. Nel finale Chiesa (83′) tiene vive le speranze di qualificazione e nel recupero la Juve protesta per un fallo in area su CR7.

LA PARTITA
Brutta, molle e senza idee. La Juve torna da Oporto con una sconfitta amara e tanti dubbi. Sia tattici che caratteriali. Al netto del risultato, che lascia ancora tutto aperto in vista del ritorno allo Stadium, a soprendere della prestazione bianconera è soprattutto l’approccio alla gara. Sia nel primo tempo, sia nella ripresa. Ottanta secondi di blackout totale che lasciano poco spazio alle interpretazioni e fanno invece intravvedere crepe pericolose all’orizzonte. Un po’ perché in campo non si è poi vista una vera reazione ordinata, un po’ perché a certi livelli gli errori pesano e non è sempre facile riportare la barca a galla. Colpa di un’organizzazione di gioco ancora poco chiara nei suoi concetti base e fragile quando non ci sono tutte le pedine a disposizione. Una dura lezione per Pirlo, che deve aggrapparsi alla caparbietà di Chiesa per provare a centrare l’impresa nel ritorno. Impresa alla portata, va detto, ma di sicuro non con la Juve vista stasera.

Con gli uomini contati in mediana, al Do Dragao Pirlo piazza Chiesa e McKennie sugli esterni e Bentancur e Rabiot in cabina di regia. Davanti, accanto a Ronaldo, tocca invece a Kulusevski. Muscoli e qualità per dare equilibrio e provare a fare il match. Tutto però senza fare i conti con un avvio schok. Nel tentativo di palleggiare basso, dopo solo due minuti Bentancur e Szczęsny si addormentano in area e regalano a Taremi la palla per il vantaggio portoghese. Gol che gela i bianconeri e segna il match. Colpita a freddo e in difficoltà a iniziare la manovra dal basso, la Juve non gira in mezzo al campo, non verticalizza per le punte e patisce la pressione del Porto. Tema tattico che dà coraggio alla squadra di Conceiçao, brava invece a restare alta, a raddoppiare la marcature e a fare densità in mezzo al campo chiudendo tutte le linee di passaggio. Da una parte Zaidu respinge un destro al volo di Chiesa, dall’altra Oliveira ci prova invece da fuori dopo un rinvio sbagliato di Szczęsny. Occasioni che spezzano il ritmo basso del gioco, ma non cambiano l’inerzia della gara. Senza idee in mediana e lampi nello stretto, del resto, la Juve si aggrappa solo ai calci piazzati e il primo tempo si chiude con una rovesciata di Rabiot disinnescata da Marchesin.

Guizzo che illude i bianconeri. A inizio ripresa è infatti ancora il Porto ad affondare il colpo approfittando di un altro avvio schock della Juve. A raddoppiare i conti ci pensa Marega dopo un’indecisione di Alex Sandro e McKennie in fascia e di De Ligt & Co in mezzo all’area. Gol che si abbatte come un macigno sulla voglia di rimonta degli uomini di Pirlo, costretti a inseguire ma incapaci di manovrare con ordine e precisione dalle parti di Marchesin. Uribe stoppa un tentativo di Kulusevski, poi Oliveira testa i riflessi di Szczęsny sfiorando il tris. Botta e risposta, con la Juve che fa entrare anche Morata per aumentre il peso davanti e dare l’assalto finale. Con lo spagnolo in campo nell’ultima mezz’ora la squadra di Pirlo guadagna metri e geometrie. E alla fine, dopo tanta confusione, riesce anche ad accorciare le distanze con Chiesa, bravo a raccogliere l’assist di Rabiot, e ad andare vicina al pareggio con Ramsey. Pareggio che non arriva nemmeno nel recupero, nonostante le vibranti proteste di CR7 per un contatto in area con Zaidu. Per centrare i quarti a Torino servirà un’altra Juve.