Chi dice che il prossimo governo deve essere “politico” faccia un passo indietro

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La “politica”, quella vera, non è incompatibile con il fatto che il PD passi da #AvantiConConte a sostenere Draghi con la Lega; che la Lega passi da “no Euro” a “a disposizione di Draghi”; che i 5 Stelle passino da “mai alleanze con nessuno” ad “alleanze con laqualunque”.
È però incompatibile con il fatto che simili cambiamenti di linea, di pelle e perfino di identità politica, avvengano nel segno della continuità delle classi dirigenti dei partiti che parlano di politica.
Se Zingaretti chiedesse scusa per non averci capito una mazza nell’ultimo anno e mezzo e si dimettesse dalla segreteria del PD, se altrettanto facessero Grillo e Salvini rispetto ad anni passati di autentiche bestialità ad uso e consumo del facile consenso, sarebbe logico e doveroso vedere nel governo i nuovi leader dei partiti che lo sostengono in una fase di evoluzione e discontinuità politica di ciascuno di essi, sicuramente sofferta, ma vera e credibile.
Ciò che rende la politica “non politica”, e rende inevitabile governi più tecnici che politici, non è il fisiologico percorso politico di evoluzione o involuzione dei partiti, ma l’incapacità dei singoli di essere interpreti di un pezzo di strada e fare posto ad altri, quando è il momento di prenderne un’altra.