Come il Covid ha danneggiato la Scuola

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L’insegnamento nella scuola di ogni ordine e grado è un ruolo cardine nella collettività, e svolgerlo come si deve anche durante la pandemia del Covid-19 immagino che sia stata e lo sia tutt’ora una fatica enorme, anche morale, perché l’insegnante sicuramente vive male questa situazione di distacco dagli alunni; la vive male per se, perché ne viene menomata la sua professionalità, e la vive male per l’alunno, perché ne comprende le difficoltà e s’immedesima senz’altro. L’anno 2020 è finito, anno terribile per il mondo tutto, con la morte di centinaia di migliaia di persone per colpa di un assassino invisibile, che ha generato oltre al dolore per queste perdite anche il peso straziante di come sono avvenuti i distacchi, in solitudine, senza l’umana partecipazione, che un po’ è consolante. Torniamo al mondo della Scuola; un cardine della società civile. Per scrivere questo pezzo, ho voluto conversare con due insegnanti, di esperienza pluridecennale, che esercitano la loro professione in un Istituto Secondario di primo grado, quella che si chiamava Scuola Media, e in un Istituto Secondario di secondo grado, quella che si chiamava Scuola Superiore; due Istituti molto distanti territorialmente tra essi, due territori diversi anche morfologicamente. La prima, quella della ex Scuola Media, mi racconta che la didattica a distanza, da loro, dalla fine di febbraio fino a dicembre 2020 è stata un’esperienza unica, ma non un’unica esperienza. Nel primo lockdown la realtà quotidiana è emersa pressoché inattesa, la reazione di tutti, sia docenti che alunni, è stata perlopiù personale, molto diversa tra uno e l’altro: chi era già strutturato dal punto di vista tecnico, chi era meno esperto, chi più creativo, chi più intraprendente, chi più motivato, chi disorientato. Per alunne ed alunni probabilmente è stato più un labirinto, piuttosto che un’accogliente dimora per i propri pensieri. Quest’insegnante mi spiega che da settembre in poi è stata un’altra storia, rispetto a quanto s’è dovuto fare da febbraio alla fine dell’anno precedente. Il controllo degli eventi ha dominato meglio, la presenza di un’organizzazione sia in ambito sanitario che scolastico s’è notata, da subito. La risposta degli studenti non è stata immediata, ed era capibile, ma tuttavia nel tempo di qualche settimana, dopo qualche iniziale esperienza diretta o indiretta di quarantene e isolamenti fiduciari, anche gli studenti ne hanno preso coscienza del proprio ruolo; oltre al fatto che anche la buona gestione del loro mondo avrebbe fatto, stava facendo, e farà ancora, la differenza. Quest’esperienza lascerà un seguito in ognuno, evidenzia l’insegnante, a insegnanti e alunni; ogni alunno ha avuto modo di affrontare una difficoltà collettiva, acquisendo la consapevolezza della fondamentale importanza del proprio personale contributo in termini di responsabilità, di corretto uso quotidiano dei dispositivi di protezione, di continuo autocontrollo, di reciproca attenzione al comportamento sociale, di comprensione del proprio ruolo nel mondo. La seconda insegnante, quella della ex Scuola Superiore, che è un Liceo sul Lago di Garda, mi racconta come lei ed i suoi colleghi hanno attraversato questi mesi. Da marzo sono entrati nel mondo della cosiddetta Didattica a distanza; ognuno da casa propria, davanti al PC, o ad un Tablet, o ad un Cellulare; i primi mesi sono stati “infernali”, soprattutto per gli insegnanti di una certa età, che sono tanti, poco abituati e propensi all’utilizzo di piattaforme online, fino ad allora quasi sconosciute, come Teams, Google suite, Zoom, e altre. L’insegnante mi racconta che hanno passato pomeriggi e sere a seguire corsi di aggiornamento per conoscere e capire questi nuovi mezzi, perché poi il mattino seguente dovevano utilizzarli con gli studenti. Più volte la sera con gruppi di colleghi hanno simulato lezioni, per non arrivare impreparati il mattino seguente; e a tutto ciò si sono sommati i problemi di connessione da parte degli studenti, ma anche degli insegnanti, perché non tutti avevano connessioni internet che potessero reggere l’utilizzo delle piattaforme online. Fare lezioni con dei problemi di connessione è uno strazio. Le frasi che si sentivano maggiormente durante le lezioni erano: “non la sento, non ti sento, sento male, ci sono rumori strani di sottofondo, il microfono non mi va questa mattina…”. La concentrazione necessaria a spiegare argomenti complessi c’è stata poche volte. E poi ci sono state le situazioni di coloro che non riuscivano a connettersi…sarà stato vero?…o semplicemente una mancanza di volontà?…nessuno può giudicarlo. Tutti hanno stretto i denti ed hanno cercato di terminare nel modo meno peggiore l’anno scolastico, sperando che a settembre sarebbe stato tutto diverso, ma purtroppo non è stato così, soprattutto per le Scuole Superiori. La sola novità è stata l’introduzione di un altro acronimo, perché è nata la Didattica Digitale Integrata: un periodo misto di didattica in presenza ed un periodo da casa; ma è durato poco, perché hanno dovuto ritornare, in Lombardia, quasi subito alla Didattica a Distanza. A questa didattica che sicuramente ha permesso di continuare a “fare scuola”, ha però la grave mancanza che non permette di “fare scuola insieme”. La scuola è tale solo se è insieme; l’insegnante parla, spiega, ma poi sono gli studenti che con le loro domande e riflessioni completano questo processo che permette anche all’insegnante di fare scuola meglio. Questo aspetto ci manca proprio, evidenzia la Professoressa del Liceo; gli studenti ci sono al di là dello schermo, ma purtroppo sono passivi, pochissimi intervengono e spesso solo se sollecitati. Gli studenti meno motivati si perdono. E, in conclusione di queste due conversazioni, riprendo una riflessione dell’insegnante della Secondaria di primo grado: non è ancora finita, lo sappiamo, inizia un’altra fase, dell’impegno educativo, didattico e formativo di accompagnare alunne ed alunni a riflettere insieme sulla relazione tra la salute propria e quella altrui, e sulle risposte che la comunità scientifica è di volta in volta in grado di offrire all’umanità. Un’occasione per maturare tutti assieme una consapevole e motivata coscienza collettiva.

(Gianluca Bordiga)