Come proteggersi dalla variante inglese, il parere dell’esperto

0
73
salute
salute

A un anno di distanza dal primo lockdown nazionale, che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso e la popolazione chiusa in casa dal 9 marzo al 18 maggio, il coronavirus continua a far paura. In 365 giorni tante cose sono cambiate, ma non il timore per il virus che attanaglia tutto il mondo. E con l’arrivo di nuove varianti bisogna fare ancora più attenzione, per evitare di sprofondare nuovamente in una crisi sanitaria.

Intervistato da La Repubblica Carlo Signorelli, professore di Igiene al San Raffaele di Milano, ha spiegato quelli che devono essere i comportamenti da tenere per proteggersi dalla variante inglese, il ceppo che sembra destinato a diventare predominante in Italia poiché più contagioso del patogeno originario. Secondo l’esperto i principi anti-contagio imparati nell’ultimo anno restano validi, ma serve più attenzione e bisognerebbe aggiornare le regole con una versione più severa.

“Le Ffp2 sono mascherine professionali pensate per chi lavora a contatto con i pazienti infetti. Usarle nella vita di tutti i giorni non è necessario e può risultare oneroso. Consiglierei invece il passaggio dalle mascherine di comunità a quelle chirurgiche. I rischi di contagio all’aperto o dove l’aria circola è estremamente più basso, direi ridotto a un decimo. Fuori possiamo affidarci anche alle mascherine di comunità” ha spiegato Signorelli.

L’igienista ha poi detto la sua sulla distanziamento social da tenere: “Due metri sono meglio di uno. Non è un valore tassativo, anche un metro e mezzo può essere sufficiente. L’importante è sapere che maggiore è la distanza, minore è la quantità di virus con cui potremmo entrare in contatto. Un solo metro, con una variante così contagiosa in giro, rischia di non bastare“.

“Anche i bambini dovrebbero indossare, e correttamente, le mascherine chirurgiche al posto di quelle di comunità, quando sono a scuola e giocano insieme. Le mascherine andrebbero mantenute all’aperto anche come memento che la situazione richiede attenzione. Eviterei giochi di contatto e abbracci, sia fra loro che a maggior ragione con i nonni. E’ possibile che la scuola abbia dato un contributo all’innesco della seconda ondata e al fatto che la curva non sia mai veramente scesa” le parole di Signorelli.