Comunali, Migliore: “Pd-M5S, intesa superata, a Napoli serve il modello regionali”

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«Al momento vedo solo polemiche stucchevoli su perimetri». E il suo perimetro? «Una squadra larga sul modello delle regionali non certo il modello Pd-grillini che è in crisi anche a livello nazionale». Gennaro Migliore, parlamentare di Italia Viva, ragiona sulle prossime comunali e chiede che, «finalmente si apra una vera discussione collettiva altrimenti non se ne esce».

Onorevole, per ora sembra che i partiti approfittino dello slittamento delle comunali per prendere tempo.
«Fughiamo ogni dubbio: se lo spostamento è dettato da misure di sicurezza sanitaria è una cosa ma guai se iniziano a sorgere sospetti perché sarebbe una mancanza di rispetto per cittadini ed elettori qualora si desse l’impressione di prendere tempo. Farebbe, aggiungo, anche perdere di credibilità a tutte le misure messe in campo per l’emergenza».

Fugato il dubbio quale è lo scenario che vede in vista del voto per palazzo San Giacomo?
«Vedo in atto una discussione stucchevole sui perimetri, sulle alleanze e sui candidati che ci sono ma non si dicono. Per questo fa bene il vostro giornale a chiedere agli under 40 cosa vogliono dal prossimo sindaco. Ho letto con grande attenzione, ad esempio, il duo musicale EbbaneSis che parte da considerazioni molto giuste: per me dovrebbero essere la base del programma politico».

Ovvero?
«Serve creare un senso di appartenenza e comunità, prima di tutto. Perché noi abbiamo tre grandi questioni che devono essere legate assieme. Anzitutto restituire senso di appartenenza in una città del non governo; la seconda riguarda la ricostruzione di un tessuto che non ceda alle suggestioni della violenza e io, come componente dell’Antimafia, combatterò contro i murales che inneggiano alla camorra perché questa deve diventare una battaglia di riscatto della città che crede in modelli positivi. E, infine, bisogna avere ben chiaro che Napoli è una città-capitale non autonoma come ha voluto far credere sciaguratamente de Magistris. Deve invece avere interlocuzioni con tutti: per attrarre investimenti e con istituzioni come governo e Regione».

Per ora però assistiamo ad un centrosinistra già frastagliato e una serie di ipotetici nomi da mettere in campo.
«Lo è ma non è da me dire chi bisogna candidare. Manca però una discussione collettiva sulla città e il metodo per affrontarla. Si discute solo se il quadrato entra nel tondo o viceversa: e sono due cose diverse…».

Scusi, cosa intende?
«Anzitutto, e lo dico a chi si sente orfano di Conte, c’è il modello sull’asse Pd-M5s e quello che fa riferimento alla coalizione di centrosinistra delle ultime regionali».

Lei quale preferisce?
«Nessuno mi venga a dire che l’asse Pd-M5s è un modello nazionale: abbiamo il governo Draghi con una maggioranza più ampia e quel modello non esiste più. Noi come Iv vogliamo contribuire a far crescere un’area riformista forte, per un progetto di ampio respiro su Napoli contro il populismo».

Chi potrebbe essere il regista di questa discussione?
«Immagino sia il presidente De Luca: sul piano istituzionale è un punto fermo e da qui io aprirei una riflessione in cui coinvolgere i parlamentari, le associazioni, i sindacati. Quindi se qualcuno smette di anteporre formule a progetti, siamo tutti autoconvocati. Anche perché io vedo come la città si muove ma la politica resta ferma».

Però De Luca, stranamente, sinora è stato silente.
«Non spetta a me dire quello che deve fare. In questo momento il punto di sintesi istituzionale è certamente lui».

Ci sono molti nomi che girano: dopo Bassolino si parla di Fico, Manfredi e Amendola ma anche di lei.
«I nomi ci sono? Bene ma vediamo se siamo in grado di trovare un metodo comune. Io non ho niente contro nessun candidato ma Fico, se vuole cimentarsi, lo faccia sapere. Nessun problema ma non credo che si possa scendere in campo come presidente della Camera».

Vale per tutti? Anche per Catello Maresca per il centrodestra?
«Su Maresca, nulla da dire come magistrato, ma francamente è molto strano che ci sia una sua candidatura di cui si parla in tutte le sedi ma alla fine il diretto interessato non c’è. Come trovo strano che un giudice inquirente si candidi dove eserciti le sue funzioni e con un Csm che ha finta di nulla. In queste settimane noi parliamo molto del caso Palamara ma nulla su un Csm che, su sollecitazione del procuratore generale, dice che non risulta una candidatura. Cioè se ne lava le mani…».

E Bassolino che spacca il centrosinistra?
«Ad Antonio non devo dire nulla: rispetto la sua scelta e la sua storia. Sottovalutarlo è stato un errore ma in campo arriveranno altri candidati».