Coronavirus, nel Regno Unito spunta la variante indiana: circa 80 casi

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Nel Regno Unito, che ha legami significativi con il colosso asiatico (dove il premier Boris Johnson è atteso fra una decina di giorni per la prima visita ufficiale post pandemia all’estero, confermata seppure in formato ridotto sullo sfondo della nuova ondata di contagi che ha investito il Subcontinente), vengono eseguiti più test di qualunque altra nazione al mondo sul genoma umano: test in grado di tracciare in anticipo le varianti. Al momento i casi di sospetto contagio sull’isola con questa mutazione, indicata con la sigla B.1.671 e divenuta predominante in India, sono 77.

Per i medici britannici si tratta di “una variante d’interesse”, non di un’allerta vera e propria tenuto conto dell’impatto ancora limitato e circoscritto. Ma le preoccupazioni non mancano, perché questo ceppo presenta una doppia mutazione rispetto a quello originario e appare più facilmente trasmissibile, nonché meno suscettibile ai vaccini.

Covid, esperto Gb: variante indiana potrebbe essere “preoccupante” – La scoperta della variante indiana potrebbe essere motivo di preoccupazione. Lo ha detto al Guardian Paul Hunter, professore di medicina presso l’Università dell’East Anglia. “Quello che preoccupa – anche se è ancora prematuro dirlo con certezza – è la doppia mutazione”. Public Health England (Phe) ha riferito che 73 casi della variante B.1.617 sono stati confermati in Inghilterra e quattro in Scozia. In India i tassi di Covid-19 sono in aumento, con oltre 13,9 milioni di casi e 172mila decessi. Il Paese non è sulla “lista rossa” del governo dei Paesi con divieto di viaggio.