Così la sinistra è diventata sempre più pallida

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Ho letto l’articolo di Pietro Folena su Strisciarossa che mi trova “molto” d’accordo. Vorrei però dare un piccolo contributo di esperienza rispetto alla storia, ma sarebbe più adatto dire cronaca visto i tempi ravvicinati, della evoluzione della specie “homo comunista”, con evidente latino maccheronico, che abbiamo avuto negli anni che vanno dallo scioglimento del Pci ad oggi.

Il Pds nasce come “prolungamento” logico del Pci, come tutti sappiamo. Quello che nel 1991 non era chiaro però è quale sarebbe stata l’evoluzione di questo prolungamento. Diciamo che fino al 1998, anno di nascita del Ds, si mantiene quasi in pieno l’eredità, e se vogliamo la tensione morale, del Pci, anche perché alla sua sinistra si sviluppano opzioni politiche che non consentono al Ds un totale allontanamento dai principi base della sinistra pena la possibilità di notevoli perdite di voti.
Prodi e la smania di liberalizzazioni

Nel 2007 la Margherita, erede principale del centrismo democristiano con venature di cattolicesimo sociale e i Ds, ormai passati dalla parte di Prodi, si uniscono e nasce il Pd. In questo contesto la figura di Prodi è determinante. In verità riesce per due volte a battere Berlusconi, non ci riusciranno né Veltroni né Rutelli, anzi non ci riusciranno più, ma il prezzo che la sinistra in generale paga a queste vittorie è molto alto.

Per quanto Prodi sia una figura degna nella politica italiana non abbiamo dimenticato che il professore è stato colui che ha di fatto smantellato l’Iri, che comunque rappresentava un baluardo contro il capitalismo selvaggio. La smania di liberalizzazione in Italia con Prodi e i suoi governi assume una forma “parossistica” antropologicamente paragonabile a un ballo dei tarantolati.

Come non ricordare, ad esempio, le famose e quasi inutili “lenzuolate” di Bersani. In quegli anni un ricercatore di una stazione sperimentale, nella quale nel frattempo erano entrati gli industriali del settore, denunciò un ammanco di diversi miliardi. Alla denuncia che ne seguì il Ministero diretto da Bersani rispose che le Stazioni Sperimentali erano un cancro da estirpare e contemporaneamente avvisarono le industrie che rimossero il ricercatore dal proprio incarico. Era un inizio della sinistra che si “adatta”.
Comincia allora a farsi strada l’idea che uno vale l’altro e questo provoca un grande sfilacciamento a sinistra con l’insorgere del fenomeno dell’astensione che danneggerà e ancora danneggia, la sinistra. A tutto ciò seguono riforme che apriranno la strada alla destra che, tornando al potere, si troverà di fronte una prateria utile alla realizzazione delle sue politiche.
Le riforme della scuola
La incompleta riforma del sistema scolastico e della Università, nota come riforma Berlinguer, apre di fatto la strada alle cosiddette riforme Moratti e Gelmini sia a livello della scuola che dell’Università. Il tentativo principale, ancora in atto, di queste riforme, alle quali l’opposizione di sinistra risulta essere assente se non nella protesta di studenti e lavoratori della scuola, è il tentativo di equiparare la scuola pubblica a quella privata che verrebbe finanziata dalla Stato in nome della libertà di scelta e in barba alla Costituzione che ammette le scuole private ma senza oneri aggiuntivi per lo Stato.

In più le scuole private o paritarie non hanno alcuna intenzione di riconoscere diritti al loro personale docente e non. A tutto ciò va aggiunta una ulteriore considerazione che riguarda la scuola e la università private in Italia. Al di là di fulgidi esempi in genere appartenenti a ordini religiosi, la scuola privata in Italia è formata principalmente da scuole che propongono recuperi anni mirabolanti per chi deve acquisire un diploma qualsiasi, gente che non è riuscita a diplomarsi in 5 anni ci riesce in uno, ovviamente pagando.
I danni all’università

Anche gli studi universitari non sono esenti da queste pratiche con il sistema del supporto agli esami e la pratica di molti docenti, consentita pure dalla legge, di insegnare contemporaneamente in atenei statali e privati. Sarebbe stato compito della sinistra opporsi a tutto ciò ma non se ne ha traccia. Di fatto l’educazione, fiore all’occhiello delle politiche di sinistra, è stata abbandonata.

In tempi più recenti poi accadono eventi che consentiranno forse un recupero in tempi di storici. Con l’avvento di Renzi il principale partito di sinistra(?) subisce una ulteriore trasformazione politica verso destra. Prima la Fornero, famosa per il pianto, per aver detto che i figli non possono pretendere di stare a lavorare vicino ai genitori, e per la storia degli esodati che ancora grida vendetta, e poi Renzi, con l’abolizione dell’articolo 18, modificano la struttura dello Statuto di Giugni che essendo morto nel 2009 riesce a vedere lo scempio. Se noi togliessimo i nomi e lasciassimo gli eventi per le future generazioni sarebbe difficile far capire che costoro, in primis Renzi, appartenevano alla sinistra.
Il partito di Zingaretti è ancora a sinistra?

A questo punto dobbiamo chiederci se, considerati questi presupposti il partito di Zingaretti è ancora rappresentativo della sinistra. In linea di massima un partito di sinistra dovrebbe avere a cuore alcune questioni fondamentali e cercare soluzioni nell’ambito di un progetto di solidarietà, di protezione dei più deboli e di eguaglianza. Come si diceva una volta ci vorrebbe la “caritas”.

Ovviamente la necessità di dover governare con gente che di tutto ciò non ne ha nemmeno una pallida idea, fa sì che il senso della sinistra si sia perso, speriamo non per sempre. Qualche piccolo esempio. Come si concilia l’accordo con i 5 stelle il cui motto è “uno vale uno”, vero inno alla ignoranza e con la pretesa populistica di un presunto strumento democratico come la piattaforma Rousseau, peraltro gestita da un privato? E’ possibile per un partito di sinistra governare con la Lega che lanciava slogan a favore dei Lombardi prima, degli Italiani poi e degli Europei adesso, alleata con la Le Pen, con Orban, con Trump e con i sovranisti e addirittura non molto tempo fa convinto della inesistenza della pandemia?
Al governo con Brunetta e Gelmini

Come si concilia il principale partito della sinistra e le sue differenti correnti, perché di questo si tratta, con la presenza di Ministri di Forza Italia che tanto hanno dato, in termini di danno, alla storia della Repubblica, dalle riforme della Gelmini all’istruzione all’accanimento di Brunetta contro i lavoratori dello Stato?

E per ultimo può la sinistra sperare che Draghi attui politiche che possano favorire una ripresa solidale economica e sociale del Paese e anche una transizione ecologica che non è nelle corde degli “alleati” ma che non è nemmeno completamente nelle proprie corde? E si potrà ancora chiedere al vecchio elettorato della sinistra di votarli perché dopotutto sono il meno peggio che c’è in giro?

Non lo so rispondere, ma dopo aver ingoiato di tutto un po’ non sono sicuro che ce la farò ancora a votare il meno peggio.                                                                                                                                   Di Gaetano Borrelli