dilizia: Fillea Cgil, In Sicilia le legge sblocca cantieri produrrà ulteriori ritardi e rischi di malaffare e infiltrazioni mafiose

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Palermo  “La conversione in legge del cosiddetto ‘Sblocca cantieri’ in Sicilia non solo non sbloccherà niente ma aumenterà i rischi di malaffare e di infiltrazioni mafiose”. Lo sostiene il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia, Mario Ridulfo sottolineando che “con questa iniziativa del governo l’avvio dei cantieri subirà ulteriori ritardi , cosa grave per settori come l’edilizia e le costruzioni già piegati nell’Isola da 10 anni di crisi. “ Il provvedimento, anche se ridimensionato rispetto alle intenzioni del governo,- dice Ridulfo- sospende l’obbligo dei comuni non capoluogo di fare gare attraverso le stazioni appaltanti, riducendo dunque le funzioni dell’autorità anticorruzione , quindi prescrizioni come quella di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti nell’apposito albo dell’Anac. Si va dunque all’affidamento diretto- rileva Ridulfo- con tutti i rischi correlati”. Inoltre, aggiunge il segretario della Fillea, “ si apre la strada alla spesa ‘ allegra’. Il ritorno al General Contractor- specifica- comporterà la privatizzazione di fatto della progettazione perché sarà impossibile per una stazione appaltante pubblica priva di personale tecnico portarla avanti. Si aggiunge, cosa grave, la riduzione delle spese per la sicurezza nell’offerta complessiva”.
In “Sicilia, ricorda la Fillea, “ l’occupazione del settore è crollata in 10 anni del 50% , il lavoro nero è aumentato fino al 40%, cioè un lavoratore su due, analogamente quello grigio, fatto di partite Iva. “ I diciotto o ventisette decreti applicativi della legge – sostiene Ridulfo- completeranno adesso l’ingorgo burocratico che nella nostra regione già esiste”. Dalla Fillea Sicilia dunque viene un appello “ad evitare l’ennesimo blocco dei cantieri”. “Per il Sud e per la Sicilia – afferma Ridulfo- occorre una politica industriale in grado di rilanciare la filiera delle costruzioni. Occorre la riapertura dei cantieri con politiche e strumenti finanziari mirati e un Fondo nazionale di garanzia, occorre sbloccare le grandi e piccole opere, favorire la riconversione dell’occupazione nel settore edile e nei settori dei materiali, premiare la ricerca e l’innovazione”.
Il segretario della Fillea ricorda le tante opere strategiche incompiute o a rischio di essere incompiute o comunque ritardate: dalla Nord- Sud, Santo Stefano di Camastra- Gela, alla Gela- Siracusa, alla Licodia Eubea-Libertinia, alla Trapani-Mazara del Vallo, fino alla Ragusana.
“Per recuperare il ritardo infrastrutturale tra la nostra Regione e il resto del paese – dice- è necessario investire nuove risorse e sbloccare quelle disponibili, a cominciare da quelle previste nei patti stipulati tra lo stato e le regioni e le città metropolitane. L’elenco è lungo: dal patto per il Sud, 491 progetti per interventi che vanno dai porti, alla riqualificazione urbana; dai beni culturali, alla viabilità, 700 mln€.. Nei patti per Messina, Catania e Palermo: cinque miliardi di euro di lavori previsti da Rfi e che non partono (dalla Catena nuova – Dittaino, alla Lercara-Montemaggiore-Fiumetorto, dall’interramento ferroviario pista – Fontanarossa, alla velocizzazione Messina- Catania, fino al ripristino della tratta Caltagirone-Gela). Per giungere alle
162 opere incompiute, che significano oltre 400 milioni di euro di lavori della Regione siciliana,
al miliardo e mezzo di euro per le tredici opere che vengono rinviate dall’Anas, al miliardo per la depurazione delle acque reflue; infrastrutture idriche e irrigue; interventi di recupero, consolidamento, conservazione e riqualificazione di infrastrutture idriche, comprese le dighe e gli acquedotti. E ancora le risorse per l’edilizia scolastica, l’emergenza abitativa,la rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, la messa in sicurezza del territorio”