È in sua memoria che oggi si celebra la Giornata mondiale contro la schiavitù infantile

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Iqbal Masih a soli quattro anni lavorava già in una fornace, a cinque fu venduto per debiti dalla sua famiglia ad un commerciante di tappeti. Fu costretto a lavorare fino a 12 ore al giorno, vittima anche della malnutrizione. A soli nove anni uscì di nascosto dalla fabbrica e partecipò, insieme ad altri bambini, a una manifestazione per rivendicare i diritti d’infanzia negati.
Dal 1993 cominciò a viaggiare e a prendere parte a conferenze internazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica sul tema dei bambini lavoratori pakistani contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale infantile.
A soli 12 anni, il 16 aprile 1995, venne ucciso diventando – suo malgrado – simbolo della lotta contro il lavoro minorile.
Un tema sul quale serve che la comunità internazionale e i governi alzino il livello di guardia: sono milioni le bambine e i bambini schiavi nel mondo, ai quali viene negato, tra gli altri, il prezioso e fondamentale diritto all’istruzione. Una piaga di fronte alla quale nessuno può restare indifferente.
Lo dobbiamo a Iqbal, perché non abbia lottato invano. E perché nessun bambino merita che gli venga rubato il futuro.