Etica o informazione?

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Beppe Grillo

Caro Beppe, come spesso succede, le migliori gag vengono casualmente. La tua pagina sull’etica dell’informazione è quanto di più comico hai tirato fuori negli ultimi anni. A ragione denuncio da anni la debolezza ideologica del M5S, e mi pare proprio che non hai ancora capito che cos’è l’informazione. Non l’hai capito tu, e non l’hanno capito i “grillini”, epiteto che tu dici di accettare solo perché sei francescano. Io invece lo uso adesso per accomunarvi nell’incoscienza di un buon numero di questioni che riguardano l’ordine sociale e gli apparati ideologici e repressivi di stato, come avrebbe insegnato Althusser se foste stati più attenti alle ideologie.

Caro Beppe, sempre più caro – di cui apprezzo lo spirito, e la buona volontà a costruire un mondo migliore -, ma ti rendi conto di cosa stai parlando? Nel film “Sud” di Salvatores l’onorevole Cannavacciuolo diceva al colonnello Nencini: “Colonnello, questo paese lo governiamo con la televisione, non con i carabinieri”. E il “noi” era riferito ai padroni dello Stato, che farebbero molto più che carte false per far passare alla gente il messaggio che a loro conviene. E sempre in tema di citazioni, un certo Malcom X ripeteva: “Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”.

Da decenni di mestiere dovresti sapere che qualsiasi apparizione pubblica può essere ridotta ad una mera rappresentazione di sentimenti. Ogni comunicazione ai cittadini fatta nei talk deve passare le colonne d’ercole dei filtri del conduttore e degli altri convenuti. Può essere agevolata, amplificata, o ostacolata, distorta, e infine impedita, fino a mettere in scena solo il carattere del comunicatore, la sua resistenza alle mistificazioni. L’obiettivo dello spettacolo è quello di recitare il verbo del padrone, attraverso il disfacimento del suo concorrente, che viene maltrattato per dimostrare l’inconsistenza delle sua proposta politica. La vana speranza del convenuto di far arrivare alla gente la semplice descrizione di ciò che pensa o ciò che fa, s’impiglia negli artifizi della comunicazione. Quante volte nei parapiglia dei pollai di regime avete sentito dire al conduttore: questo è il mio programma, e le regole le faccio io?

Purtroppo le idee camminano con le gambe degli uomini, e l’intero percorso può essere ridotto alla misura dei loro arti. Non c’è altro modo per comunicare alla gente, se non quello di avere la proprietà del mezzo di comunicazione. Meglio ancora se si ha nel proprio libro paga anche il conduttore, come sa pure un Cetto Laqualunque. E tu, a cui certamente non è ignoto tutto questo, hai scritto quella paginetta di fesserie? Volevi forse scriverne una di denuncia del sistema radiotelevisivo italiano? Se è così Mentana non lo ha capito. E anch’io ho fortissimi dubbi.

I tuoi grillini sono stati al governo con una discreta maggioranza, e non hanno mai presentato leggi sull’editoria, se si esclude quella di Lannutti persa in chissà quali meandri. Né il tuo pupillo Luigi ha dato dimostrazione di combattere le presunte libertà di stampa e dei giornalisti, dietro cui si ripara il potere del padrone di propinarci tutto ciò che vuole. Dovreste aver definitivamente capito che noi siamo in una “dittatura mediatica”, che fa e disfa i governi, compone e scompone maggioranze parlamentari, e ha il dominio assoluto sull’opinione popolare. Dovreste aver capito che ricevere il potere per cambiare le cose significa influire sulla coscienza dei cittadini elettori, significa impadronirsi dei mezzi d’informazione. O, in mancanza d’altro, creare regole che non li regalino al tuo nemico.                                                          (Giuseppe Di Maio)