Eutanasia: il coraggio della pietà

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“La mia speranza è che nel nome della pietà dell’uomo potremo trovare le ragioni che ci uniscono.” Scrisse Umberto Veronesi, commentando l’approvazione della legge “sulle cure di fine vita” in Quebec.
Anche la Spagna ha approvato la legge sull’eutanasia. Il diritto all’eutanasia potrà essere esercitato soltanto in un contesto di sofferenza che “la persona percepisca come inaccettabile e che non possa essere mitigata in altro modo”. Le persone con una malattia grave e incurabile potranno beneficiare della somministrazione da parte del medico di farmaci che inducano la morte, purché abbiano confermato la loro volontà e abbiano dimostrato con referti medici la propria condizione. La richiesta dovrà essere esaminata e accolta da una commissione esaminatrice, poi il paziente dovrà dare un’ultima volta il suo consenso.
Se una vita deve essere dignitosa, anche la morte può avere la sua dignità.
Attualmente l’eutanasia è legale in Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Canada; anche in Nuova Zelanda la legge è stata approvata e dovrebbe entrare in vigore il prossimo novembre. L’eutanasia è inoltre consentita in alcune zone degli Stati Uniti e dell’Australia.
In qualità di medico e di uomo Veronesi scrisse con chiarezza: ” … la morte l’ho combattuta tutte le volte che si è accanita contro un mio paziente, l’ho contrastata con le armi della scienza medica, e anche con la pietà, quando essa si annuncia nello strazio di un dolore indicibile, che annienta ogni parvenza di dignità umana. Scegliere per chi amiamo l’eutanasia può essere un gesto di coraggioso amore, una dimostrazione che il nostro amore per la sua vita, ora sofferente, va oltre il nostro bisogno della sua presenza. L’eutanasia, prima di essere eutanasia, è comprensione assoluta, è quell’amore che sempre dovrebbe esserci tra un uomo che soffre e chi lo assiste.
Sì, forse è vero che si può dare un valore spirituale alla sofferenza, e perfino concepire una sorta di eroismo del dolore, ma come uomo e come medico io sento un solo dovere: quello di un appello alla pietà. E la pietà non è ideologica, è un sentimento che appartiene a tutti e che fa parte dell’onore di dirsi uomo.”
Aggiungo solo che di fronte alla sofferenza estrema e inguaribile, ci dovrebbe guidare un sentimento di profonda pietà. Ed il coraggio della pietà non può escludere l’eutanasia dalle “cure di fine vita”.
Auspico pertanto che si apra finalmente anche in Italia un’ampia discussione sia in Parlamento che nel Paese.