Fake Onlus, un sistema che opera sulla pelle dei migranti

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L’indagine relativa alle fake Onlus, che vedrebbe implicate diverse Onlus gestrici di strutture per l’accoglienza migranti anche a Parma, è un fatto molto grave.

È da tempo che la FP CGIL territoriale segnala come la gestione, ma soprattutto la visione, dell’accoglienza delle persone migranti viene pensata e applicata in modo permanentemente emergenziale, e come questo produca criticità che sono sotto gli occhi di tutti.

L’emergenzialità perenne che caratterizza leggi, progetti di accoglienza, strutture per l’accoglienza fa in modo che si crei un sistema che non ha controlli, che permette la nascita indiscriminata di Onlus create ad arte per gestire i finanziamenti statali con l’unico obiettivo di arricchirsi personalmente a discapito del diritto di sopravvivenza delle persone migranti.

Qui la FP sottolinea che deve essere chiara una cosa: che si tratta di italiani che frodano lo Stato italiano sulla pelle di persone alle quali lo stato riconosce dei fondamentali diritti.

Manca il sistema dei controlli ma manca anche la strutturazione necessaria che elimini l’emergenzialità e che crei la vera accoglienza, che ha bisogno di progettazioni a lungo termine, di finanziamenti costanti, finalizzati, controllati. Lo smantellamento dei Cas e degli Sprar va contro la strutturazione generale di questa gestione, ci fa ritornare alla precarietà, alla nascita di Onlus e associazioni spurie che in due giorni vengono messe in piedi per gestire soldi che servirebbero ad alimentare l’integrazione sociale e culturale delle persone migranti.

I recenti cambiamenti inseriti nel decreto sicurezza hanno peggiorato ulteriormente la situazione portando ad un notevole abbassamento delle quote degli appalti per l’accoglienza, infatti le organizzazione strutturate, competenti e serie (che sono la stramaggioranza) non hanno partecipato ai bandi. Ma come si può assicurare l’integrazione vera con nemmeno 20 euro al giorno? Ricordiamo che in quei 20 euro dovrebbero esserci il vitto, l’alloggio, i progetti di integrazione (tra cui imparare la lingua italiana), l’affitto dei luoghi dove vivere e il pagamento degli stipendi dei lavoratori che si occupano di integrazione.

Giova inoltre ribadire, secondo la Funzione Pubblica CGIL, che gli appalti al massimo ribasso portano da principio dentro di se il germe della corruzione, dello sfruttamento lavorativo e come in questi caso dello sfruttamento di persone che hanno diritti costituzionali fondamentali. È pazzesco infatti che il 70% dei finanziamenti elargiti dallo stato sia finito nelle tasche di poche persone.

In tutto ciò purtroppo viene travisato l’oggetto della questione, ribaltando la realtà ed accusando le persone migranti e chi si occupa da anni in modo serio, responsabile e inappuntabile di integrazione di essere loro il vero buco nero della questione.