FERMO PESCA AGGIUNTIVO: LA SOSTENIBILITA’ DEVE ANDARE DI PARI PASSO CON LA PRODUTTIVITA’

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IL DISTRETTO DELL’ALTO ADRIATICO PORTA LE ISTANZE DEL MONDO DELLA PESCA DAVANTI AL GOVERNO

La sostenibilità deve andare di pari passo con la produttività: i due obiettivi devono convivere, e l’uno non deve prevalere sull’altro. E’ questo il messaggio emerso ieri durante l’incontro online, organizzato dal Distretto di Pesca Nord Adriatico e coordinato dalla Regione del Veneto con l’Assessore alla Pesca e al Territorio Cristiano Corazzari.

L’incontro ha permesso di mettere sotto la lente di ingrandimento due tematiche importanti per il mondo della pesca e dell’acquacoltura: il fermo pesca aggiuntivo previsto dal decreto ministeriale n. 8941 del 2021 e la pianificazione dello spazio marittimo.

A partecipare alla riunione, il Comitato di gestione congiuntamente al Gruppo Tecnico del Distretto di Pesca Nord Adriatico, e a seguire il Comitato Consultivo, coordinato dalla Regione del Veneto con l’Assessore alla Pesca Cristiano Corazzari, gli assessori della Regione Emilia Romagna, Alessio Mammi e del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier. Presente anche la Regione Marche con l’Assessore Mirco Carloni con la prospettiva, a breve, di entrare a far parte come Regione del Distretto del Nord Adriatico.

“Come Regione coordinatrice – ha aperto così i lavori l’Assessore Veneto Cristiano Corazzari – abbiamo ritenuto di dar corso alla convocazione del Distretto per condividere le istanze e le esigenze giunte dal mondo della pesca dell’Alto Adriatico: un’area che ha una sua specifica peculiarità e necessita di maggiori attenzioni, anche a livello centrale. Il fermo pesca aggiuntivo, proposto dal decreto ministeriale, è uno strumento che ci sta penalizzando, pesando sempre di più sulle nostre marinerie. A tal proposito il distretto ha deciso di chiedere un incontro con il Ministro per valutare insieme le caratteristiche uniche dell’Alto Adriatico e condividere le scelte future”.

L’aumento delle giornate di fermo della pesca nel 2021 rischia, infatti, di colpire duramente il settore già indebolito dal periodo di pesante crisi dovuto all’epidemia COVID-19. Il malessere delle marinerie è a livelli massimi; le cooperative, le imprese, i lavoratori, già provati duramente dagli effetti della pandemia, si trovano a far i conti con nuovi ostacoli, spesso incomprensibili con minor possibilità di lavorare

A questo proposito il Distretto ha condiviso un documento che recepisce le istanze delle associazioni di categoria e che sarà inviato al Governo e all’Unione Europea. Questi i punti principali:

  • mitigare l’approccio invasivo e parziale della politica comune della pesca rispetto alla tutela del mare, ristabilendo un equilibrio maggiore tra le tre componenti della sostenibilità (economica, sociale ed ambientale), difendendo così il diritto al lavoro dei pescatori e degli armatori italiani;

  • per l’area dell’alto-medio adriatico, 5 anni di congelamento del numero delle giornate di fermo pesca aggiuntive. In questo periodo di tempo verificare gli impatti delle misure di contenimento fino ad ora prese e sperimentare modelli di gestione sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. Al contempo misurare la diminuzione dello sforzo di pesca e i trend delle catture prima di programmare ulteriori giorni di fermo;

  • verificare lo stock assessment del 2020, in tempi rapidi, e affrontare con mente aperta le accelerazioni dei cambiamenti climatici e le interazioni tra temperatura, salinità, acidificazione e competizione tra specie;

  • considerare la pesca come settore strategico delle comunità costiere e delle loro economie; il sostegno a questo comparto dovrebbe diventare una priorità della commissione europea, proprio per mitigare gli effetti delle misure di contenimento, dello sforzo di pesca e dei cambiamenti climatici;

  • coinvolgere il mondo della pesca professionale nelle valutazioni che richiedono un approccio complessivo eco-sistemico, come ad esempio nel caso delle opere infrastrutturali e con finalità energetiche, programmate nel Medio-Alto Adriatico (trivelle, parchi eolici, porti offshore etc), considerate le inevitabili e prevedibili ripercussioni sulla risorsa ittica e sui sedimenti;

  • valutare l’opportunità di modificare le classi di lunghezza FT delle navi da pesca, al fine di applicare le più opportune misure di mitigazione in maniera diversificata e puntuale per le diverse metodologie di pesca.

Dobbiamo fare squadra insieme – ha detto l’Assessore Stefano Zannier della Regione del Friuli Venezia Giulia –, perché non è possibile che ogni anno si iteri, sempre lo stesso meccanismo. Ovvero, si riduce l’attività della pesca a favore della sostenibilità: è un errore di ragionamento e di metodo. Mi sembra una metodologia poco intelligente che noi continuiamo a sposare senza chiederci se davvero è utile. Chi fa le valutazioni, chi ha infatti i numeri in mano che dimostrano che rispettando queste regole supinamente si ottengono poi davvero dei risultati? Forse i risultati non ci sono, queste regole non funzionano e noi ne siamo penalizzati”.

Condividere e trovare strategie comuni – ha continuato l’Assessore Alessio Mammi dell’Emilia Romagna –, questo il metodo che ci dobbiamo dare come Comitato Consultivo. E’ necessario fare il punto sule varie questioni e sulle principali richieste del mondo della pesca per poter chiedere al più presto un incontro al Governo. Sul tavolo ci sono questioni importanti, come ad esempio quello sulla pesca del tonno. Non dimentichiamoci che oggi stiamo assistendo ad una vera e propria contraddizione: il fabbisogno di pesce continua a crescere a livello internazionale e noi, invece, promuoviamo provvedimenti che demoliscono il settore. E’ un comportamento incoerente, che dev’essere superato”.

L’Assessore regionale Veneto ha evidenziato, successivamente: “l’importanza del processo di pianificazione strategica dello spazio marittimo attualmente in corso sotto il coordinamento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con importanti riflessi sia per la tutela dell’ecosistema marino sia per il mantenimento e lo sviluppo delle attività economiche che vi si svolgono. Si tratta di una tematica complessa che deve necessariamente prevedere il coinvolgimento delle Regioni e dei rappresentanti delle Organizzazioni professionali di categoria, in modo coordinato e complessivo come avvenuto recentemente per un’altra tematica sensibile come quella dei SIC (Sito di Interesse Comunitario) marini. Anche su questi temi il ruolo del Distretto di Pesca del Nord Adriatico è particolarmente importante, affinché le varie istanze del mondo della pesca possano giungere al Governo come parte fondamentale di un’unica strategia complessiva”.