Fortuna che, nel “governo dei migliori”, c’è ancora Lui

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Nel Conte 2 era agli Esteri, ora l’han piazzato agli Interni. Nessun problema: Egli tutto può. Infatti, con Renzi e Gentiloni, era allo Sviluppo Economico. Eclettico come Gascoigne, simpatico come una detartrasi portata avanti con la scimitarra e coerente come un Casini che non ce l’ha fatta. E’ Lui e solo Lui: Ivan Scalfar8.
La sua è la storia dell’ennesimo sopravvalutato di sinistra. A certa sinistra basta poco, anzi niente, per gridare al miracolo. Pensate ai peana che piovvero addosso a una giovine Serracchiani per avere fatto un intervento vagamente iconoclasta contro la dirigenza di centrosinistra. Oppure alle insopportabili celebrazioni che incensarono Mattia Santori, sedicente leader ex (ex?) renzino delle fu Sardine.
Con Ivan Scalfar8 accadde lo stesso. Nato nel 1966 a Pescara. Sposato (nel 2017) con Federico Lazzarovich. A 22 anni è già consigliere comunale nei Verdi. Gli basta una lettera a Repubblica nel 1996, in cui si dice “deluso” dal primo governo Prodi, per farsi invitare a Palazzo Chigi. Si batte meritoriamente da sempre per i diritti civili. Attivista, blogger. Iscritto ai Ds nel 2007, primo dei non eletti in Lombardia alle Politiche del 2008. Collaboratore de L’Unità, inviato di Crozza su La7. Autore di libri in cui chiede “l’estensione del matrimonio alle coppie omosessuali, una più forte lotta all’omofobia, l’istituzione di un congedo di paternità e la possibilità di chiedere la rettifica dell’attribuzione di sesso anche senza intervento chirurgico”.
Poi, nel 2012, la folgorazione che cambia (ovviamente in peggio) la sua parabola politica di per sé mai trascendentale: la folgorazione per Matteo Renzi. Di colpo ne diventa uno dei Farinacci più lividi, nonché ovviamente caricaturali. La sua carriera decolla come un sottomarino sfracellato contro i più reconditi abissi. Si mette a crivellare diuturnamente su Twitter, il social morto e dunque perfetto per gli ultrà renziani, chiunque osi criticare la Diversamente Lince di Rignano. Segue il Churchill del Valdarno nei suoi tour dopo le scoppole di 2016 e 2018, risultando oltremodo malinconico nel ridere come a comando – ai piedi del palco e del Capo – alle “battutone” di quel che politicamente resta di Renzi. Si iscrive a settembre 2019 a FIM (Forza Italia Morta), il quasi-partito nato subito dopo il varo del Conte 2.
Pur di sabotare l’alleanza giallorosa, si candida epicamente a giugno come governatore della Puglia. Neanche i suoi colleghi renziani credono alla sua candidatura, infatti perfino la Bellanova inciampa in un lapsus mitologico e durante un comizio chiede di votare Emiliano. Permalosissimo, Scalfar8 si arrabbia con il sottoscritto per avere sostenuto che in Puglia non avrebbe mai raggiunto il 5%. Aveva ragione lui, perché in effetti non raggiungerà neanche il 2% (1,5%, per l’esattezza). Roba che, se avessero candidato un daino, i renziani avrebbero ottenuto più fortuna.
Sfollatore di elettori e consensi come neanche Genny Migliore, a fine 2018 il buon Scalfar8 era stato giustamente duro con il principino saudita Bin Salman in merito all’omicidio del giornalista Khashoggi. Ora lo è un po’ meno, forse perché nel frattempo il Gran Capo Renzi ha detto che con il principino immacolato potrebbe addirittura rinascere il neo Rinascimento. Così, quando qualcuno storce il naso nei confronti del Dux Rignanese, lui si stizzisce. E ricomincia a scomunicare tutti dall’alto del suo niente.
Il renzismo, da sempre, incarna il peggio del peggio della politica. E Scalfar8 è bravissimo a ricordarcelo ogni giorno. Daje Ivan.