GOVERNO OLANDESE DIMISSIONARIO?

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GOVERNO OLANDESE DIMISSIONARIO? IL SUO SOLO ATTO DI DIGNITA’, MA LE CAUSE DELLE SUE DIMISSIONI DOVREBBERO SPINGERE CONTE E GUALTIERI A FARE ALTRETTANTO E A RITIRARSI PER SEMPRE

IVANO TONOLI, SEGRETARIO PARTITO UNIONE CATTOLICA: IN OLANDA, L’ESECUTIVO RUTTE HA FATTO UN PASSO INDIETRO DOPO LO SCANDALO DEI FUNZIONARI DELLE TASSE CHE AVREBBERO COSTRETTO 20.000 FAMIGLIE A RESTITUIRE UN BONUS FISCALE CUI AVEVANO INVECE DIRITTO. IN QUANTI E QUANTE VOLTE SI DOVREBBERO DIMETTERE IN ITALIA, DOVE IL FISCO E’ IN TORTO CON I CITTADINI E GLI IMPRENDITORI CONTRIBUENTI IN OLTRE UN CASO SU DUE?

COME MAI I POPULISTI GRILLINI RESTANO ZITTI SULLA CONVENZIONE ESISTENTE TRA MINISTERO MEF E AGENZIA DELLE RISCOSSIONI, TARGATA PD E SCADUTA NEL 2020, CHE BEN SI GUARDANO DAL MODIFICARE E CHE CLASSIFICA TRA GLI EVASORI IL 94% DEGLI ITALIANI?

Le dimissioni del governo olandese di Mark Rutte riteniamo siano il solo atto di dignità compiuto da un esecutivo europeo notoriamente nemico dell’Italia e degli Italiani e incline ad accusarci a ogni pié sospinto di essere evasori o spreconi, accuse provenienti dal “pulpito” di uno dei più sfrontati e sfacciati paradisi fiscali del Pianeta.

Purtuttavia, le cause del passo indietro compiuto dall’esecutivo dei Paesi Bassi dovrebbero rappresentare un motivo di riflessione per i governanti di pd, 5 stelle e renziani che litigano di giorno tenendosi però ben stretto il sottobosco governativo di notte.

Nel regno d’Olanda il premier si è dovuto dimettere in seguito allo scandalo che ha coinvolto i funzionari del fisco che avrebbero ingiustamente costretto 20.000 famiglie a restituire un bonus tributario a cui le stesse avevano invece diritto.

Ebbene, ci chiediamo e chiediamo: in quanti e quante volte si dovrebbero dimettere, nel governo italiano, in considerazione della circostanza, comprovata dalle statistiche giudiziarie, che in oltre un caso su due il Fisco viene riconosciuto in torto nei confronti dell’inerme cittadino o imprenditore contribuente?

Allo stesso tempo: quante volte si sarebbe dovuto dimettere, nel Conte 1 e nel Conte 2, il ministro Di Maio, artefice del reddito di “finta cittadinanza” che continua invece a essere erogato, costando moltissimi miliardi di euro sottratti indebitamente alle rivalutazioni degli assegni dei nostri pensionati, nonostante le migliaia e migliaia di abusi riscontrati nel versamento dello stesso a boss, trafficanti, assassini, finti nullatenenti?

Siamo invece in presenza di un governo che usa l’emergenza sanitaria non per gestirla o risolverla, ma unicamente per prolungare la propria esistenza che coincide con l’agonia dell’Italia, un governo il cui premier non si dimette neanche di fronte all’evidenza dei numeri e alla prospettiva di dover ottenere una fiducia soltanto numerica, relativa e stiracchiata da una maggioranza esclusivamente virtuale e irreale che rappresenta appena un cittadino ogni 8.

Interessante inoltre constatare come i populisti tacciano di fronte a una convenzione, targata pd, esistente dal 2018 fra il ministero MEF e l’agenzia delle riscossioni e in base alla quale il 94 per cento del Popolo Italiano deve essere classificato tra gli evasori e subire di conseguenza accertamenti a cui segue la pretesa dello Stato di ricevere somme inconcepibili da famiglie, imprese, lavoratori autonomi e dipendenti e pensionati.

Noi Cattolici diciamo l’opposto all’interno del nostro programma per benedire un’Italia nuova: cioè che il 94 per cento deve poter beneficiare di una seconda possibilità fiscale, finanziaria, lavorativa e che deve potersi avvalere della presunzione della propria buona fede tributaria, e questo sarà possibile unicamente estendendo lo strumento dell’accordo di interpello con il Fisco alla totalità delle micro, piccole e medie imprese – mentre oggi è praticamente limitato ai grandi gruppi – e consentendo a queste ultime di concordare all’inizio una cifra forfettaria da versare all’Erario, il quale sarà obbligato ad astenersi da attività di controllo, accertamento e ingiunzione per 5 anni, rinnovabili con un secondo interpello alla fine del primo periodo. Per fare questo, naturalmente, servirebbe una revisione della convenzione MEF-Entrate Riscossione, che naturalmente non è nelle priorità dell’ex avvocato del popolo e del ministro chitarrista Gualtieri, più interessati a vessare i contribuenti medi e a indebitare a dismisura la Nazione per fare finta di aiutare, con i ristori, categorie economiche e sociali invece lasciate in balia del virus e della recessione.