“Idrocarburi, l’Emilia-Romagna prima in Italia per i permessi di ricerca in terra e mare”

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Ambiente. Gibertoni (Misto): “Idrocarburi, l’Emilia-Romagna prima in Italia per i permessi di ricerca in terra e mare”

“La Giunta intervenga. Ora attività sospese, ma la moratoria potrebbe finire entro agosto. Rischio di danni al territorio, all’ambiente e alla salute”

L’Emilia-Romagna è la prima regione per numero di concessioni di coltivazione (produzione) di idrocarburi e la seconda per estensione delle aree dopo la Basilicata. Attualmente, l’attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi, in mare e in terra, “vede la sospensione dei permessi per la prospezione e la ricerca, fino alla conversione in legge del decreto n. 135 del 2018, cioè entro il 13 febbraio 2021, se non venisse approvato, allo scadere dei 30 mesi, sempre dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge n. 135, cioè il 13 agosto 2021, cesserebbe la moratoria sui procedimenti e sulle attività di ricerca e prospezione”.

La consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) chiede così alla Giunta, in un’interrogazione, quanti e quali siano i permessi per coltivazione (produzione) ed estrazione di idrocarburi e i procedimenti amministrativi per il “conferimento di nuovi permessi, che sono stati sospesi fino all’adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI)”. Inoltre, Gibertoni vuole sapere se e come interverrà la Regione sull’adozione del Pitesai “e quali osservazioni, obiezioni e suggerimenti che eventualmente intenda proporre già nella fase di consultazione della suddetta VAS e se non ritenga, al fine di non vanificarne l’iter, proporre, anche in sede di Conferenza Stato-Regioni, la proroga dei termini per l’approvazione finale”. Infine, la consigliera del Misto chiede se non sia l’occasione “per modificare il poco invidiabile primato che la vede al secondo posto, tra le regioni italiane, sia per le aree ricoperte da concessioni di coltivazione, sia per le aree ricoperte da permessi di ricerca in terraferma, dimostrando fattivamente la volontà di procedere verso una reale transizione energetica”.

Gibertoni si sofferma sulle attività di prospezione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi, liquidi o gassosi, nella nostra regione. Oggi, continua, la Commissione europea ricorda che “gli Stati membri non solo autorizzano un numero sempre maggiore di queste infrastrutture, ma non le monitorano, aumentando concretamente il rischio di incidenti”.

L’Emilia-Romagna, nel 2020, “è al terzo posto in Italia (dopo Basilicata e Sicilia) sia per produzione di gas naturale con 142.344.664 Smc, sia per produzione di greggio con 27.959.810 kg e delle 140 strutture in mare”. Al 31 dicembre 2020, in regione, “le aree ricoperta da permessi di ricerca in terraferma corrispondono a 3.057,91 kmq e a 14 permessi di ricerca, che ne fanno la prima regione per numero di permessi di ricerca e la seconda per estensione delle aree dopo la Sicilia (3.148,43 kmq) e prima della Lombardia con 1.890,63 kmq e 7 permessi di ricerca”.

Se il Piano non venisse adottato, conclude Gibertoni, ci sarebbe “la ripresa delle attività che precederebbero al rilascio di nuove concessioni, nonché delle attività di prospezione e ricerca, anche in aree potenzialmente inidonee, con conseguente rischio di danni all’ambiente, al territorio e alla salute pubblica”.

(Gianfranco Salvatori)