Il carattere di un perdente

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Nel mio gran girovagare per le scuole, sono capitato all’ISIS Volta di Trieste, per una conferenza sul gioco d’azzardo. L’incontro si svolgeva in due fasi: prima ho presentato io le mie riflessioni sul gioco, con ritagli di quotidiani che riportavano notizie sia su persone che avevano vinto sia su persone che avevano perso importi ingenti. Ho poi proposto alcune scommesse, per poter definire con precisione cosa significasse “gioco equo”; alla fine i ragazzi hanno presentato il loro lavoro di alcuni mesi, con simulazioni di estrazioni e scommesse. Ecco, questa seconda parte era per me una novità, in quanto nelle altre manifestazioni analoghe ero solo io a parlare.
I giovani delle quarte superiori hanno preparato alcuni programmi in grado di simulare tante, tantissime estrazioni casuali (come succede nel lotto, ad esempio), e hanno immaginato che ci fossero cinque scommettitori dai caratteri diversi che giocassero. I cinque erano uno “pigro” (che puntava sempre sullo stesso numero, deciso prima di iniziare il gioco), uno “fatalista” (che puntava sempre sul numero più ritardatario al momento della scommessa), uno “complottista” (che puntava sempre sul numero più volte uscito al momento della scommessa, come se il gioco fosse truccato e alcuni numeri avessero più probabilità di altri), uno “sfasato” (che puntava sempre sul numero estratto nella tornata precedente), uno “fantasioso” (che puntava sempre su un numero a caso).
Via con il programma e con le simulazioni. Ci siamo accorti che dopo una decina di estrazioni qualcuno dei cinque scommettitori può avere il saldo positivo rispetto all’inizio, calcolando vincite e perdite. Però dopo un numero maggiore di estrazioni, il risultato è inevitabile: tutti i cinque giocatori sono destinati alla perdita, e i cinque saldi (negativi) erano vicini fra di loro. Quindi tutti i ragionamenti che possono fare i giocatori, consultazioni di tabelle e acquisto di riviste con inviti a giocare certi numeri piuttosto che altri, non servono a nulla. A questo punto risultano ancora più incomprensibili certi programmi televisivi nei quali propagandano la possibilità di avere numeri fortunati da giocare, oppure l’esistenza di un settimanale che fornisce indicazioni per tutti i giochi che esistono, dal momento che noi dell’Istituto Volta ancora una volta abbiamo scoperto che contro il gioco d’azzardo non c’è nulla da fare e non ci sono speranze di uscirne con un guadagno.
Meglio di tutto una partita a flipper, anche se costa un euro e non più 50 lire, come quando giocavo io da giovane: quello sì che era un divertimento sano!

Giorgio Dendi