Il Codice rosso è legge: da oggi la donna ha più tutele

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Finalmente ci siamo, le norme sul codice rosso e tutte le misure a difesa delle donne e dei loro figli sono state approvate in via definitiva al Senato e prestissimo saranno legge dello Stato. Un obiettivo ben chiaro sin dalla scrittura del contratto di governo e che è stato raggiunto con la massima determinazione. Una donna viene uccisa da un uomo ogni 72 ore, è un’emergenza sociale che si svela drammaticamente nella lettura quotidiana delle pagine di cronaca. Era importante intervenire e da oggi donne e bambini hanno un importantissimo strumento per la loro tutela.

Oltre all’attenzione alla fase preventiva, con una corsia preferenziale per le donne che denunciano (appunto come il codice rosso in ospedale) e che dovranno essere ascoltate dagli inquirenti entro tre giorni, sono state inserite delle norme per rendere la legge più completa, coprire alcuni vuoti legislativi e garantire una copertura anche dopo la denuncia che, con la nuova legge, potrà essere presentata entro 12 mesi dall’aggressione e non più entro sei.

Sono state innalzate le pene per maltrattamenti in famiglia e stalking. Ciò comporterà anche una maggiore durata delle eventuali misure cautelari e quindi una maggiore tutela per le presunte vittime. E se i maltrattamenti avverranno di fronte a un minore, una donna incinta o un diversamente abile, ciò costituirà un ulteriore aumento della pena (fino alla metà). Per ambedue i reati, sarà possibile applicare le misure di controllo e prevenzione previste dal Codice Antimafia, come ad esempio la “sorveglianza speciale”. Inoltre, se si viola l’ordine di allontanamento o il divieto di avvicinamento, è un reato che può costare fino a 3 anni di carcere e viene esteso l’uso del braccialetto elettronico a tutte le misure a tutela delle vittime di violenza.

Sono stati estesi i casi in cui il femminicidio sarà punito con l’ergastolo ed è stata eliminata ogni possibile attenuante quando avviene nei confronti della partner o della ex.

C’è stato anche l’inasprimento ulteriore delle pene per violenza sessuale e abusi su minori. Su quest’ultimo va sottolineato l’inserimento di un’importante norma: il reato sarà perseguibile d’ufficio senza che sia necessaria la denuncia del minore, come invece era prima dell’approvazione della legge.

Ad azioni che inaspriscono le pene, che rendono quindi il reato più grave, vengono anche affiancate nuove fattispecie, per colmare eventuali vuoti normativi ma, soprattutto, per aggiornare il quadro del tipo di molestie che donne e bambini possono subire.

Parliamo ad esempio dell’introduzione nell’ordinamento italiano del “Revenge porn”. Fino a 6 anni di carcere per chi farà foto o video a sfondo sessuali per diffonderli senza il consenso della persona ripresa, aggravato se a danno della partner o della ex e se diffuso tramite internet.

Reclusione da 8 a 14 anni invece per chi deforma il volto di una donna con l’acido o con qualsiasi altro sfregio permanente. Quello che prima era considerata una lesione aggravata, adesso è un reato a sé.

Fra i nuovi reati introdotti dalla legge, anche la “costrizione o induzione al matrimonio”: reclusione fino a 5 anni per chi, con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio con un’aggravante se riguarda un minore.

Infine una serie di misure a ulteriore tutela delle vittime. Eventuali condanne per violenza e abuso, infatti, saranno immediatamente comunicate alla giustizia civile che eventualmente stia trattando casi di separazione che riguardano il condannato. I provvedimenti di scarcerazione del condannato o imputato, ora dovranno essere comunicati tempestivamente alla persona offesa. Fino a oggi non era così e chi aveva subito violenza rischiava di trovarsi il suo aguzzino per strada senza saperne nulla.

Per i condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari o conviventi e per stalking è previsto un trattamento psicologico in carcere. E per l’assistenza, è stato incrementato il fondo per le vittime di reati intenzionali violenti di 5 milioni per il 2019, e di 7 milioni annui dal 2020.

Si tratta quindi di una legge complessiva che vuole dire una cosa semplice ma mai scontata: le donne in Italia non si toccano e lo Stato è al loro fianco.