Il “Cristo nel labirinto” di Alatri tra simbologia, mistero, fascino, arte, storia e cultura

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ALATRI (FR) – Prima di parlare di questo Cristo, disegnato al centro di un labirinto affrescato che si trova nella chiesa di San Francesco in Alatri (FR), occorre premettere che esistono altri Cristo racchiuso nel labirinto, di cui i più famosi a noi vicini sono a Lucca, Roma e Chartres, ma quello in questione di cui vi parleremo oggi è unico nel suo genere per i motivi che più avanti spiegheremo.

Sono tutti caratterizzati da: un forte simbolismo (primo tra tutti la Verità Cristiana che si può raggiungere solo dopo aver superato le difficoltà della vita/labirinto, che va ricercata e non ci viene facilmente concessa); alcuni aloni di mistero (forse sono stati fatti raffigurare dai famosi Templari: la margherita templare o fiore a sei petali li ricorda…), ed infine da attrattive di un fascino coinvolgente (un Cristo Pantocratore le emana sempre) e di sacralità (con un forte richiamo ai valori della vita spirituale più che materiale).

Sembrerebbe comunque che tutti siano stati creati con la finalità più o meno evidente di contribuire a far evolvere l’uomo nelle sue qualità migliori, più positive e nobili, ricordandogli nel contempo la sua fragilità ed il pericolo di smarrimento nel vivere.

Quanto qui leggete è stato reso possibile da quattro persone che pubblicamente ringraziamo e che è giusto qui ricordare: Miriam Minnucci, la giovane e preparata guida di Alatri che ce lo ha fatto conoscere, Antonio Agostini, del settore cultura di Alatri (comune di 30mila abitanti: da visitare, con la certezza di non rimanere delusi…), che ci ha concesso la foto e l’autorizzazione a scriverne, Graziella Frezza, funzionaria della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (responsabile dei lavori di restauro), dai cui scritti abbiamo attinto molte informazioni, e Giancarlo Pavat, uno dei maggiori studiosi di labirinti in Italia, le cui pubblicazioni sull’argomento vi invitiamo a leggere.

Dunque, partiamo dalla chiesa. San Francesco di Alatri, che si fa risalire alla seconda metà del XIII secolo/prima metà del XIV, venne eretta dai frati francescani che si stabilirono nell’attiguo convento il quale custodisce anche frammenti di una preziosa reliquia medioevale attribuita a san Francesco d’Assisi, reliquia per la verità non molto bene custodita ed illuminata. L’interno della chiesa subì trasformazioni barocche, per cui oggi poco o nulla conserva di quella primitiva.

Ma è nell’annesso ex convento che si trova questo particolare ed unico affresco; unico nel suo genere per avere il Cristo al centro del labirinto.

Esso fu scoperto, per caso, nel 1996 durante alcuni alcuni lavori di manutenzione e restauro. La datazione al radiocarbonio lo fa risalire ad un arco di tempo compreso tra il 1300 ed il 1420 (probabilmente – Gianfranco Manchìa – copia di un primo originale già conosciuto dallo gnosticismo valentiniano, risalente al II sec ). Il labirinto ha un diametro di circa 140 centimetri, con il centro di 75 centimetri che rappresenta un Cristo Pantocratore, capelluto e barbuto, dipinto per ¾, con un mantello dorato, che ha nella mano sinistra un anello ed un libro chiuso (della vita, ovvero della Verità celata) e con la mano destra tesa verso l’uscita, ad indicare la luce e la vita eterna.

Il labirinto è composto da 12 cerchi concentrici neri e 12 bianchi: un multiplo di tre, ovvero, nel trasposto, la simbologia dei 12 apostoli e della Trinità. Il Cristo, raffigurato su una parete oggi difficile da osservare bene perché posta in un’intercapedine, guarda verso oriente (si viene dalle tenebre del peccato e si procede verso la luce), mentre il labirinto è “ad un solo senso di marcia” (tecnicamente detto “unicursale”) ovvero un’altra doppia simbologia: la strada è tracciata verso la salvezza/Dio ma si può, volendo, tornare indietro verso il peccato, il male, le tenebre… con la libera scelta, ossia – pur’anche – la vita è tortuosa, costituita da pareti/pericoli e sbarramenti, ma la via della salvezza è tracciata se la si vuole percorrere.

Che sia legato ai templari (eretto o finanziato da essi) è cosa molto probabile, essendo l’affresco stato dipinto su una parete di una chiesa preesistente quasi sicuramente templare, trovandosi sulla via che portava verso il sud, quindi verso l’imbarco per Gerusalemme; lo confermano le decorazioni a fiori esapetali – fiore della vita -, la classica croce patente e i triplici cerchi che si trovano all’ingresso della chiesa ed all’interno sulla contro facciata.

Decorazioni, queste, tipiche degli ossari cristiani di Gerusalemme del I secolo. D’altra parte questo passaggio templare nella zona è suffragato dalla presenza di loro simboli in altri luoghi, come in più punti della vicina Ferentino e lungo tutto la via Francigena.

Il programma televisivo Voyager ha dedicato ad Alatri diverse puntate (2009/2010/2011). Ancora in questi giorni la televisione (Rete 4) è tornata a girare un documentario in Alatri.

Il percorso di questo labirinto, dicevamo, è uguale a quello, più grande, che decora il pavimento della cattedrale di Chartres (G. Pavat), ma anche molto simile se non identico ad altri: uno che si trovava a Roma (santa Maria in Aquiro, oggi scomparso), altri che si trovano a Lucca (san Martino), Pontremoli (san Pietro), Grinstad (sant Erik, Svezia) e Ravenna (San Vitale).

Esso è da tempo noto ed è stato ritrovato in molte altri luoghi di chiese cristiane e cattedrali gotiche: ad esempio: in Francia (Sens, Reims, Bayeux, Mirepoix,…), Irlanda (Rathmore), Inghilterra (Bristol,…), Germania (chiese di san Severino e san Gerone a Colonia)… e sono tutti fatti risalire in epoca compresa tra il XIII ed il XV secolo.

Ce ne sono poi di “strani” o “diversi”, a forma di quadrati, esagoni ed ottagoni o addirittura graffiti con la forma di una goccia d’acqua (cattedrale di Poitiers, Francia). Pavat riferisce che l’inglese Jeff Saward ha stilato un elenco di labirinti “tipo Chartres”, tra cui uno addirittura in pietra, del fiume Ponoi, nella penisola di Kola in Russia, forse di epoca preistorica.

Ne esiste, infine, un altro di tipo quadrato (ma con il percorso identico a quello di “Alatri-Chartres”), che è stato inciso nel legno del leggio della Cattedrale di Volterra, scoperto negli anni ’90 da Alessandra Angeloni dell’Università di Firenze e databile agli inizi del XIV secolo.

Parecchi congressi specifici si sono occupati di questo tipo di labirinti: nel 2001 a Doenbirn (A), nel 2003 a Zurigo (CH), nel 2005 a Wetzlar (D), nel 2008 a Dresda (D), nel 2010 a Euskirchen (D), nel 2012 e Hofkirchen (A) e nel 2015 a Riga (LV).

Tra archeologia ed arte antica, questo tipo di ritrovamenti comunque non ha, ad oggi, ancora completamente e chiaramente spiegato del tutto il “chi” ed il “perché” del dipingere i labirinti con Cristo; d’altra parte, inoltre, figure geometriche e una serie d’iscrizioni ancora non completamente decifrate hanno lasciato in mano a studiosi – anche svedesi, inglesi e tedeschi – i misteri che ancora avvolgono i labirinti in questione.

Ecco perché il cammino che porta alla completa conoscenza di questi “misteri” è ancora lungo e va approfondito.

Essere viaggiatori, sognatori e perseguire idee un poco utopistiche – a qualunque età – sono a nostro avviso aspetti non negativi; sono caratteristiche ed elementi e stimoli unici che possono portare lontano. Allora viaggiare, studiare, sognare ed approfondire queste realtà aiuta ad accrescere la conoscenza della storia, dell’arte e della cultura e contribuisce a maturare e ad essere più responsabili nella vita.

La foto è una gentile concessione del dottor Agostini di Alatri

Per ulteriore documentazione (non in forma esaustiva):

<> Giancarlo Pavat – Il Cristo nel labirinto – Il mistero dell’affresco, Città di Alatri, edizione aggiornata 2010;

<> Giancarlo Pavat – “Il Cristo nel labirinto”, Nuova Stampa edizioni, Frosinone, 2009;

<> Graziella Frezza – Nel Lazio. Guida al patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, anno 1 numero 2 gennaio/giugno 2011, edizioni “L’Erma di Bretschneider”, Roma;

<> (in tedesco)

<> www.luoghimisteriosi.it

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