Il santo Draghi e i suoi cantori, ed è subito satira

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Il nuovo governo è una manna per la satira, quella autentica, come ben sanno i lettori del Fatto che ogni giorno possono deliziarsi con Mannelli, Natangelo, Vauro (declinati in rigoroso ordine alfabetico per evitarmi dolorose ritorsioni). A fornire loro inesauribile materia viva non è tanto il premier quanto l’incensamento del premier da parte della stampa patriottica, così focoso e impetuoso da rappresentare un inedito genere letterario. A cui appartiene di diritto anche la striscia che pubblica Internazionale, firmata dottor Pira, con un Mario Draghi che attraversa i muri come Superman, entra in un bar, sorbisce il caffè, poi ringraziando esce dalla parete opposta mentre la barista esclama: com’è determinato! Questa settimana il Mario Draghi in punta di matita, rivolto alla commensale indecisa sul menu, le consiglia: prendi la pastasciutta è buona. E mentre il supereroe infrange l’ennesimo muro, lei estasiata e con le forchetta in mano ringrazia: è vero Mario Draghi, è buonissima!

Alla satira involontaria della realtà appartiene l’Alberto Giovanni Gerli, ingegnere padovano, arruolato nel nuovo Comitato tecnico scientifico e poi dimesso nello spazio di un mattino. Giusto il tempo di verificarne la caratura tecnico scientifica: una serie di modelli statistici davvero incredibili visto che sul Covid di previsioni non sembra ne abbia azzeccata una. Purtroppo, di tale prodigio nell’avvenuta lottizzazione politica del Cts nessuno si assume la paternità (forse anche per un suo video pazzerello divenuto assai virale, per restare in tema). Neppure Matteo Salvini che ora sostiene di non averlo “mai visto né conosciuto”, ed è un vero peccato perché sulla comune radice scientifica leghista avremmo giurato. Se alla vignettistica il Gerli partorito dal cosiddetto governo dei Migliori forse non si presta essendo egli stesso una vignetta vivente, c’è dell’umorismo nel travolgente entusiasmo di illustri commentatori per le recenti nomine governative, a prescindere, come direbbe Totò.

È bastata infatti la semplice imposizione delle mani del premier sulle persone del generale Figliuolo, del nuovo capo della polizia Gabrielli, e del nuovo responsabile della Protezione civile Curcio, perché le cheerleader del draghismo andassero in un brodo di giuggiole. Così, a capocchia, anzi ad linguam, non avendo i prescelti avuto il tempo di produrre alcun risultato verificabile nella realtà. Un puro miracolo della fede, che un autorevole direttore laico, impressionato da cotante stellette, ha definito in televisione “un importante cambio di passo”. Dopodiché con andatura marziale, uno-due-uno-due, ha invaso la Polonia.                                                                                                                                                            di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano