ITALIA, EUROPA E DIRITTI CIVILI E LIBERTA’, LA SPAGNA NON BASTA

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Il dittatore Erdogan e la sua banda di corrotti al governo, ha deciso l’uscita della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza di genere, firmata ad Istambul nel 2011, con la motivazione che porti la discordia nelle famiglie turbandone la pace. Ritengo superfluo ogni commento a questa motivazione che è, oltre che un atto di aperta complicità alla violenza sulle donne, un insulto alla civiltà umana e all’intelligenza dei singoli.
Nel frattempo procede, in Ungheria e in Polonia, il degrado progressivo di legislazioni che, partite con l’attacco ai diritti civili, stanno conculcando anche le libertà politiche, a cominciare dalla messa sotto controllo della magistratura da parte dei governi.
Proprio in questi giorni il principale partito del governo liberticida polacco ha inviato una lettera a sei governi dell’est Europa per chiedere di unirsi per uscire dalla Convenzione di Istambul, respinta al mittente dalla sola Slovenia. E’ evidente che quei paesi sono più vicini al regime clerico-conservatore di Putin che all’Unione Europea.
Di Egitto e Libia abbiamo detto e scritto ma, da noi, si preferisce ironizzare su paesi che, tra mille – anche spregevoli – contraddizioni, comunque mandano segnali concreti di voler uscire dai loro regimi feudali, piuttosto che guardare ai pericoli che corriamo in casa nostra e nell’UE.
Per troppo tempo a sinistra si è pensato che i diritti civili fossero una cosa separata da quelli sociali, che si trattasse di una sorta di lusso riservato alle classi agiate, che la libertà fosse la sommatoria di tante libertà differenti, enumerate secondo una gerarchia che vedeva i diritti civili tenuti all’ultimo posto. Prima il pane, poi le rose.
A sinistra, per decenni, si è molto parlato di diritti in convegni e congressi, per poi fare poco, rinviare soprattutto, aspettando un momento migliore che non arrivava mai, se non dopo spinte dall’esterno, dalla società. O per l’intervento di un governo coraggioso, come fu quello di Renzi sulle unioni civili, che pagò duramente.
E’ ora di prendere atto che non è così, che la Libertà è unica e indivisibile e che la democrazia che la regola si misura con le pari opportunità di godere di tutti i diritti che non hanno aggettivi e alcuna gerarchia. Diritti che devono avanzate, tutti, insieme e contemporaneamente.
Letta ha ripreso il tema dello Jus Soli. Benissimo.
Ma evocare un diritto non basta per definire l’immagine di un partito in cerca di una nuova identità.
Basta col continuare ad auspicare, basta con la propaganda, ora bisogna fare passi concreti, veri. In Italia e in Europa, per battere la furia liberticida nell’UE e fuori, impedendo che l’onda nera arrivi anche da noi.
E non si fa polemizzando con Salvini sul dibattito interno al Consiglio dei Ministri, tema reversibile e che mette a rischio il governo, ma sfidando La Lega, FI, Fd’I e anche il M5S in Parlamento su questo. Italia Viva c’è.
Perché la lotta delle donne è per la libertà di tutti, in ogni parte del mondo.
Umberto Mosso