Italia Viva, binario morto: Matteo fa affari mentre il partito si svuota

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l primo ad aprire la breccia era stato, un mese fa, il senatore lombardo Eugenio Comincini

Che aveva deciso di tornare nel Pd per la linea “confusa” e “sospesa” di Italia Viva dopo la formazione del governo Draghi. Da quel momento è iniziata la diaspora di molti renziani sui territori che hanno preso atto del fallimento del partito nato nel settembre 2019 con l’obiettivo di copiare il modello di En Marche! di Emmanuel Macron in Francia e svuotare il Pd come Oltralpe è successo con il Partito Socialista. Così in diverse zone d’Italia, dalla Lombardia alla Calabria, passando per Liguria e Campania, dirigenti e amministratori locali stanno lasciando Matteo Renzi. E il disimpegno del senatore di Scandicci dalla politica – tra il nuovo libro in uscita il 20 maggio, le società di consulenza e i viaggi da conferenziere all’estero – non sta aiutando. Un problema, si dice nelle chat di deputati e senatori, perché in ottobre ci sono le Comunali e le Regionali in Calabria “senza una strategia precisa”.

L’ultimo caso è quello di Patrizia Baffi, consigliera regionale in Lombardia, passata dai dem a Iv e amica del governatore leghista Attilio Fontana. Nell’ultimo anno è sempre stata vicina alla destra in consiglio regionale tant’è che aveva votato, unica dell’opposizione, contro la sfiducia a Fontana. Durante la presentazione con i colonnelli di Giorgia Meloni in Lombardia – Daniela Santanchè e Ignazio La Russa – ha motivato così la sua scelta: “Sono una renziana di ferro, ma il futuro è con Meloni”.Prima di lei negli ultimi giorni anche in altre parti d’Italia ci sono stati degli addii. A inizio aprile in Calabria ben 11 dirigenti del partito hanno deciso di lasciare in polemica con la linea politica di Renzi e della sua longa manus in Calabria, il senatore Ernesto Magorno, di strizzare l’occhio al governatore leghista Nino Spirlì in vista delle regionali di autunno con l’ipotesi, più che concreta, di fare un’alleanza con la destra. A molti renziani calabresi non è andato giù nemmeno l’intergruppo parlamentare con Forza Italia e Lega a favore dello Stretto di Messina. Così hanno lasciato 11 esponenti di peso tra cui Stefania Coviello della Direzione Nazionale, i 4 coordinatori provinciali Lidia Chiriatti (Reggio Calabria) Salvatore Giorno (Cosenza), Maria Salvia (Vibo Valentia) e Caterina Sirianni (Catanzaro), oltre a consiglieri comunali e dirigenti dell’Assemblea nazionale di Italia Viva.Stesso discorso in Campania, situazione paradossale perché qui alle regionali di settembre Renzi poteva rivendicare il risultato più alto di tutta Italia con il 7,3%. Il gruppo consiliare a Napoli una settimana dopo le elezioni si è sciolto dopo l’addio dei tre consiglieri Manuela Mirra, Gabriele Mundo e Carmine Sgambati e adesso in tutta la Regione i renziani della prima ora iniziano ad andarsene: c’è il renzianissimo Tommaso Ederoclite oggi passato nello staff di Antonio Bassolino, la deputata Michela Rostan oggi nel Misto e almeno 4 consiglieri municipali di Napoli che, come ha raccontato Il Mattino, sono pronti a lasciare dopo la scelta di candidare Gennaro Migliore a sindaco di Napoli senza alcun coinvolgimento sul territorio.Nelle ultime settimane poi c’erano stati gli abbandoni della capogruppo di IV a Sarzana Beatrice Casini e della consigliera comunale a Palermo Giusy Russa ma il problema sono soprattutto i coordinamenti provinciali: sarebbero dovuti essere il motore di Italia Viva e invece oggi sono spesso rappresentati da un solo membro, il coordinatore stesso. Nei gruppi parlamentari non va meglio. Al Senato sono sempre in bilico Leonardo Grimani e Mauro Marino che vorrebbe rientrare nel Pd (ma i dem torinesi non lo vogliono) e alla Camera il più critico è Camillo D’Alessandro che chiede un congresso e attacca il capo: “Non possiamo allearci con la destra – dice – formare il centro non risolve il problema politico: dobbiamo stare nel centrosinistra”. E intanto nel ventre dei gruppi parlamentari l’irritazione per le notizie sul conferenziere Renzi e per il distacco da deputati e senatori aumenta: “Ormai Matteo pensa solo agli affari” conclude amaro un senatore di Italia Viva.                                                                                     di Giacomo Salvini