Joël Dicker – L’enigma della camera 622 – Milano, La nave di Teseo, 2020, 640 p. (202)

0
183

Seppur relativamente giovane (è nato nel 1985) questo avvocato ginevrino ha un currriculum di pubblicazioni di tutto rispetto: negli ultimi 7 anni ben 5 libri, tutti di successo (oltre 10milioni di copie), sono stati tradotti in oltre 40 lingue, vincendo anche premi importanti.

In questo suo quinto lavoro, il più venduto in Francia nel 2020, affronta un intricato enigma in cui – con molto “savoir faire” – pone quale personaggio principale se stesso nella veste dello “scrittore” che, con un’occasionale amica, Scarlett, risolverà l’enigma in questione. Oltre alla dedica iniziale, nel libro Joël parla spesso del suo amico editore Bernard de Fallois, mancato nel 2018, al quale era molto legato, dandogli momenti, a suo avviso meritati, di notorietà ed immortalità! Apprendiamo al riguardo dai media che ora non cercherà altri editori e che fonderà, dal gennaio 2022, una sua piccola casa editrice (Corriere della sera, giovedì 4 marzo 2021, p. 37), perché, come dice, non ce ne sarà più uno come lui.

La trama, tra giochi di potere e segreti di famiglia, inizia rilassante, poi si complica e s’ingarbuglia sempre più, fino a non farci capire più nulla perché qualcuno “fa il prestigiatore”…

In un fine anno sulle Alpi svizzere “lo scrittore” si ritrova in un lussuoso albergo per un periodo di riposo e di scrittura ed incontra Scarlett. Stranamente sul loro piano ci sono la camera 621, la 621bis e la 623, manca la stanza 622, cosa che suscita nei due curiosità, fascino ed interesse, soprattutto quando scoprono che in essa è stato commesso un omicidio, rimasto insoluto.

L’ambiente è quello dell’alta finanza, bancario, svizzero, e questo albergo ospita l’annuale festa di una grande banca che nominerà il nuovo presidente. Quindici anni prima, alla morte del presidente della “Abel Ebzener e figli” quello che sembrerebbe scontato, la successione alla presidenza del figlio di questi, Macaire, pare non essere più possibile. Non solo; le cose si complicano maledettamente, come i rapporti tra “le figure” principali coinvolte in questa elezione: lo stesso Macaire, Jean Bénédict e Horace Hansen, Sinjor Tarnogol e Lev Levovitch (il Consiglio di Amministrazione proprietario della maggioranza delle azioni), la moglie di Macaire, Anastasia, il direttore dell’hotel, Edmond Rose; vi sono poi “figure” secondarie, che alla fine non si riveleranno tali… Wagner (dei Servizi Segreti svizzeri…), lo psicanalista dottor Kazan, Sol il padre di Lev, Olga la madre di Anastasia,… ed altri personaggi minori.

Dunque, nella serata, alcune ore prima dell’elezione del presidente, in molti si sentono male, parrebbe una intossicazione alimentare, ma… comunque sia l’elezione/nomina viene spostata e nel frattempo accadono tanti scambi di opinioni, minacce, consigli, avvertimenti tra i personaggi principali. Alla base di tutto questo non c’è solo l’elezione del nuovo presidente, ma anche – e soprattutto – intrighi d’amore, ovvero, Macaire aveva scambiato le sue azioni (determinanti per la presidenza) con l’amore di Anastasia ed ora se rivuole la presidenza dovrà rinunciare alla moglie; Jean Béné viene ucciso (!?), Lev ed Anastasia, innamorati da sempre ma ostacolati da Olga, si apprestano a fuggire insieme, Rose è preoccupato per il suo protetto Lev, Macair per Anastasia e lei per lui, insomma un caotico intreccio di emozioni, sentimenti e sensazioni dai quali nasce tutto e tutto si concluderà senza apparenti colpevoli… fino a quando, ricostruendo l’intera vicenda “lo scrittore” e Scarlett porranno la parola fine alla pagina 632 del libro, con piena comprensione di quanto successo e con lo stupore e la somma sorpresa del coinvolto lettore…

Unico difetto di questo romanzo – se ci è permesso – sono “i voli pindarici”, il tanto saltabeccare avanti ed indietro nel tempo, troppo frequente e non facile da ricostruire senza sforzi di memoria, che lo rendono alquanto “pesantuccio”, senza che ciò tolga bontà alla lettura nel suo insieme.

Franco Cortese Notizie in un click