La conquista della Luna: azienda spaziale del patron di Amazon fa causa alla Nasa

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Al centro della polemica c’è la conquista della Luna

Al margine del recente lancio, riuscito, della Crew Dragon 2, navetta spaziale privata, sulla Stazione Spaziale Internazionale con a bordo quattro astronauti. La compagnia spaziale Blue Origin, facente capo al patron di Amazon, ha intentato una causa per protestare contro la decisione della Nasa di scegliere SpaceX per costruire il mezzo di atterraggio lunare che depositerà i prossimi astronauti americani sulla luna. “La Nasa ha fatto un appalto imperfetto per il suo programma di veicoli spaziali lunari” e “ha cambiato le regole del gioco all’ultimo momento”, scrive in una nota la società del miliardario Jeff Bezos. Questa “decisione elimina la possibilità di concorrenza (…) e non solo ritarda, ma mette in pericolo il ritorno dell’America sulla Luna“, per il momento annunciato per il 2024, ha continuato la società.

“A causa di questo abbiamo presentato una denuncia” al Government Accountability Office (GAO), un’agenzia sotto il Congresso degli Stati Uniti. L’agenzia spaziale statunitense ha da poco scelto la società del miliardario Elon Musk, e il suo razzo Starship ancora in sviluppo, per tornare sulla luna. Un contratto da 2,9 miliardi di dollari. Secondo Blue Origin, la Nasa ha valutato male i rischi legati alla scelta della soluzione di SpaceX, “un veicolo completamente nuovo” per il quale “lo sviluppo è notoriamente difficile”, si legge sulla denuncia. I prototipi del razzo sono attualmente in fase di test in Texas, ma gli ultimi test hanno prodotto esplosioni impressionanti.

Inoltre, la scelta dell’agenzia spaziale statunitense di assegnare un solo vincitore e non due, contrariamente a quanto dichiarato “durante il processo di presentazione” delle proposte, è “ad alto rischio”, perché lo priva di “un piano di riserva”, sostiene Blue Origin.

La decisione crea anche “un potenziale monopolio per tutte le future missioni di esplorazione”, si legge nel ricorso. Blue Origin, che ha collaborato con tre aziende aerospaziali (Lockheed Martin, Northrop Grumman e Draper) per rispondere alla richiesta di proposte della Nasa, deplora il fatto che l’agenzia statunitense abbia “reso il prezzo (il costo per il governo) il fattore più importante” a causa dei tagli “percepiti” nei bilanci. L’azienda chiede di annullare la sua decisione e di “sollecitare nuove offerte” chiarendo i “fondi disponibili”.