LA RECITA. Sul filo di lana

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Ieri il governo giallo verde è riuscito ad evitare la crisi, con un accordo sul decreto sblocca cantieri raggiunto al telefono tra Di Maio e Salvini, che non si parlavano da giorni. Sull’articolo 1 del decreto sblocca cantieri la soluzione di compromesso prevede una sospensione del codice per due anni come voleva la Lega e la riforma a tutto campo varata dalle commissioni Lavori pubblici e Ambiente e gradita ai Cinque Stelle. Per Repubblica, ma per quasi tutti i quotidiani, il patto raggiunto ieri è una falsa intesa, solo una scelta di opportunità tattica. La linea non cambia. In pratica, scrive Paolo Baroni su La Stampa (p.4), “in base all’intesa raggiunta ieri i capisaldi dell’articolo1 dello Sblocca cantieri su cui si era acceso lo scontro tra Lega e M5S non cambiano. A restare al palo saranno invece l’obbligo di indicare una terna di subappaltatori qualora gli appalti siano sotto soglia e, come detto, la sospensione del tetto dei subappalti, che nel frattempo il voto della Commissione ha portato al 40%”. A proposito di appalti, su Repubblica di oggi parla il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra che la scorsa settimana è stato minacciato di querela da parte del ministro Salvini per le sue dichiarazioni critiche sul decreto sblocca cantieri. Sullo sblocca cantieri è tornato a parlare anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Invece di avviare politiche economiche efficaci, si mette in campo un provvedimento che sblocca i subappalti, un sistema che da sempre favorisce l’economia sommersa e la malavita organizzata. Il Fatto Quotidiano parla di “pace armata” nel governo e mette in evidenza anche la grave crisi interna alla magistratura: Il Csm contro una nuova P2. Il Messaggero titola: “Prove di tregua per il rischio stangata Ue”. Il manifesto scherza: “Telefono amico”. Con la telefonata tra Di Maio e Salvini si sblocca la situazione, ma “la Lega resta minacciosa: ne riparliamo tra 15 giorni”