La restaurazione pandemica

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In Italia è in atto un tentativo di restaurazione fin dalle anomale elezioni del 2018. I cittadini han chiesto un cambiamento radicale, il vecchio sistema si è impuntato per impedirlo. Caste, lobby, vecchi partiti e stampa al seguito. Tutti compatti per resistere. L’ammucchiata Draghi è la grande occasione che i restauratori attendevano per vincere la loro battaglia e ripristinare la normalità. È da giorni che gioiscono ma prima o poi si tornerà alle urne ed è lì che si tireranno le somme. Stanno facendo i conti senza l’oste. Giuseppe Conte era apprezzato dai cittadini, Draghi è apprezzato dai restauratori. Ma la loro soddisfazione più grande è vedere i due vincitori “anti-sistema” del 2018 aderire all’ammucchiata. Normalizzandosi. Evviva. Il calduccio dei palazzi alla lunga ha cambiano pelle pure a loro. Già, peccato che molti cittadini fuori al freddo non hanno nessuna intenzione di cambiarla. Un conto è il chiassoso ed ipocrita teatrino della politica, un altro l’inarrestabile e silenziosa onda lunga della storia. Le anomale elezioni del 2018 non erano una reazione isterica o un colpo di testa, ma una sacrosanta e genuina volontà di cambiamento radicale dopo decenni di malapolitica e malaffare. Un grido di dolore ma anche la voglia di costruire un paese finalmente all’altezza delle proprie nuove consapevolezze. Un cambiamento culturale che ha cercato di concretizzarsi politicamente. Sono i cittadini il motore del cambiamento, la politica è solo un mezzo. A volte funziona, a volte si perde tutto in un mare di scartoffie e di chiacchiere. Con la politica che al calduccio dei palazzi finisce per deludere e a volte perfino ostacolarle e tradire il cambiamento. Per mille ragioni che però non cambiano la realtà dei fatti. Rivoluzionari che diventano conservatori. Di se stessi, del proprio status quo, di quelle logiche e di quel mondo che gli ha permesso di emergere e di godersi l’onorevole giro di giostra. Col cambiamento che di colpo diviene indigesto perché non conviene più. Egoismo individuale. Egoismo collettivo. Con quei cittadini fuori al freddo sempre più lontani e di troppo. Almeno fino alla prossima tornata. Fino al prossimo show. La politica italiana esce a pezzi dalla pandemia. Prima mesi di sciacallaggio e balbettii, poi la congiura contro Conte, poi l’ennesima ammucchiata con politicanti che si son rimangiati tutto nel giro di qualche ora giustificandosi con pelosi e tardivi appelli a chissà quale unità repubblicana. A breve saremo vaccinati e sarà uno spasso vedere gli stessi politicanti ricominciare ad attaccare gli ex colleghi di ammucchiata come se fossero il male assoluto. The show must go on. Per qualche voto. Per qualche poltrona. Al calduccio. La speranza dei restauratori è che l’ammucchiata Draghi sia il colpo di grazia alle elezioni anomale del 2018 ma potrebbe rivelarsi in realtà un boomerang. La fiducia nei politicanti nostrani era già ai minimi termini, figurarci dopo lo spettacolo indecoroso degli ultimi anni con un sistema intero intento a boicottare la volontà popolare di cambiamento. Molti cittadini si sono arresi al disgusto e all’indifferenza ma molti altri terranno accesso il motore e troveranno qualche altro mezzo politico per esprimere le loro istanze. Un conto è il chiassoso ed ipocrita teatrino della politica, un altro l’inarrestabile e silenziosa onda lunga della storia. I restauratori gioiscono ma stanno facendo i conti senza l’oste. I politicanti possono anche cambiare pelle al calduccio dei palazzi ma i cittadini fuori al freddo no. E l’ultima parola spetta a loro.

Tommaso Merlo