Lavoratori dello spettacolo in piazza: “Non fermate la cultura”

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I lavoratori dello spettacolo manifestano a un anno dalla chiusura delle sale dei teatri, dei cinema, degli spettacoli dal vivo. A Genova, un centinaio di orchestrali del Carlo Felice hanno suonato l’inno di Mameli davanti alla Prefettura. Al temine dell’incontro le organizzazioni sindacali hanno ottenuto che la prefettura si faccia portavoce presso il Governo delle istanze dei lavoratori: “Le condizioni per ripartire in tutta sicurezza ci sono – dice Franco Ippolito, segretario generale FisTel Cisl Liguria – in questi mesi il settore ha investito tantissimo per l’applicazione dei protocolli per garantire la piena sicurezza di lavoratori e pubblico, recentemente uno studio di settore di una associazione di categoria ha certificato che dall’inizio della pandemia su 370 mila spettatori nei teatri c’è stato un solo contagio. Non bisogna poi dimenticarsi dei tanti lavoratori non coperti da ammortizzatori sociali, che fino ad ora hanno potuto contare solo sui pochi ristori arrivati”. Ex cinema occupato a Milano A Milano un gruppo di studenti appartenenti a diverse scuole insieme a un gruppo di lavoratori dello spettacolo hanno occupato gli spazi dell’ex cinema Arti in via Mascagni. “Dopo le occupazioni delle scuole di gennaio, il mondo della scuola si unisce a quello dello spettacolo per chiedere non solo una riapertura di luoghi della formazione e della cultura in sicurezza, ma per una riforma radicale di entrambi i settori”, si legge in un comunicato. Fuori dalla struttura abbandonata è stato appeso lo striscione con la scritta ‘Create il vuoto culturale noi lo occupiamo’ e sono stati accesi dei fumogeni. L’ingresso nello spazio, come spiegano gli occupanti in un comunicato, “è avvenuto in sicurezza dal punto di vista sanitario, attraverso tamponi antigienici svolti in loco, termoscanner, DPI, igienizzazione e riqualificazione dello spazio”. I lavoratori dello spettacolo chiedono misure di sostegno al reddito adeguate al periodo di emergenza fino a fine 2021, una ripartenza totale del settore con aiuti concreti per tutti gli spazi culturali e l’apertura di un tavolo interministeriale. Manifestazione davanti all’Opera di Roma “Riaprire le attività che rispettano le norme di sicurezza e investire. L’occasione del piano europeo contro la pandemia non deve essere sprecato: serve un investimento sulla cultura e sullo spettacolo”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, davanti al Teatro dell’Opera di Roma, dove hanno manifestato i lavoratori dello spettacolo. “Secondo noi bisogna introdurre i livelli essenziali di cultura, questo vuol dire che in ogni territorio, comune, regione, debbano essere garantiti i servizi culturali e di spettacolo. Questo è un punto di ragionamento che il nuovo governo deve fare”, ha sottolineato. “Nei prossimi giorni chiederemo di essere ascoltati e coinvolti direttamente dal minsitro Franceschini. Questo è un settore che ha un livello di precarietà che non ha precedenti, quindi c’è un problema non solo di tutela del reddito, ma di garanzia di diritti minimi di questi lavoratori, anche previdenziali. Teatri illuminati La sera del 22 febbraio si sono illuminati i teatri italiani, a sipari chiusi ormai da mesi, in nome delle migliaia di artisti, tecnici e maestranze senza lavoro e con le stagioni bloccate da un anno. “Le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, storicamente poco tutelati, sono tra quelli che hanno maggiormente subito gli effetti devastanti della pandemia sul lavoro”, spiega sui social la presidente di U.n.i.t.a., Vittoria Puccini. “La notizia del blocco del nuovo decreto Ristori”, dice, è solo l’ennesimo macigno su lavoratori “che si troveranno da un momento all’altro senza alcuna forma di sostegno”. “C’è grande tristezza”, rilancia a distanza Gabriele Lavia, tra i protagonisti della serata. “Il teatro, inteso anche come luogo fisico – dice Valter Malosti, attore, regista e direttore del Tpe – deve tornare ad avere una funzione sociale all’interno della città. Deve recuperare il suo ruolo di servizio alla comunità. Tornare ad essere un’agorà”. I numeri intanto raccontano una debacle assoluta: secondo le stime Agis, solo per il teatro di prosa, sono oltre 142 i milioni andati in fumo al botteghino nel 2020, rispetto al 2019, ovvero il 72% di incassi in meno. Non va meglio per la lirica, che perde quasi 79 milioni (-74%) e la danza con quasi 26 milioni in meno (-78%).