Le storie di ILVA e Alitalia sono simili e parallele

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Raccontano di un paese ancora prigioniero del populismo politico e sindacale, dove gli investitori esteri sono visti come un pericolo e lo Stato è considerato l’unico approdo proprietario sicuro, contro ogni evidenza.
I lavoratori Alitalia bocciano l’accordo sindacale – 1 miliardo di investimenti privati – e tutti i partiti fermano il successivo negoziato con Lufthansa, perché lo Stato deve garantire tutto. Finisce con meno rotte, aerei, personale, cancellazione del marchio e qualche miliardo perso.
ILVA viene venduta con gara e un contratto blindato al primo player mondiale. 4,2 miliardi tra prezzo e investimenti. Ma la politica (PD, IV e 5S) fa saltare tutto cambiando una norma. Dopo mesi di proclami bellicosi contro ArcelorMittal finisce con lo Stato che paga il conto e diventa socio.
Di tutto questo non conserviamo memoria. I giornali si limitano a registrare la velina del giorno. Non ricordano i proclami di Conte sulla madre di tutte le cause. Le cordate fantasma invocate per entrambe le aziende. Le migliaia di ore di talk show piene di bufale svaniscono.
Stiamo preparando i prossimi disastri. Populismo politico, sindacale, giudiziario, mediatico sono già al lavoro. Serietà, accountability, rispetto dei ruoli, concretezza delle soluzioni (imperfette per natura), tutte le caratteristiche essenziali del buongoverno, sono dimenticate
Penso che tra tutte le responsabilità quella dei media sia la più pesante. Omissioni, superficialità, pigrizia, incapacità di approfondimento, sensazionalismo, scarsa memoria, schiena curva e partigianeria. Il presidio della democrazia è diventato il presidio del declino.