L’economia oramai è allo stremo. Quante imprese faranno morire?

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Sto attraversando l’Italia per incontrare quelle categorie produttive che il governo si ostina a non vedere e a non ascoltare

L’ultimo giro l’ho fatto in Sicilia, terra meravigliosa, ospitale, rifugio di anime inquiete (Mick Jagger è solo l’ultimo esempio) e approdo di pensatori. La Sicilia sprigiona una energia tutta sua, forse anche per questo le sue perle sono il desiderio di chi vuole un matrimonio da favola.

Ma i matrimoni non esistono più, sono praticamente… fuorilegge. Vietato sognare oltre il mero rito, vietato condividere. E se i matrimoni si fermano si blocca pure una filiera intera, quella dei catering, dei videomaker, dell’intero comparto wedding, cui non spettano ristori né prospettive. Perché è questo il tappo che Draghi non ha ancora sbloccato: la prospettiva, la possibilità di poter programmare una intera economia che nei mesi della primavera, dell’estate e di un pezzo di autunno genera business. Dalla ristorazione al catering, dall’alberghiero ai villaggi vacanze, e potremmo proseguire oltre con l’elenco, un numero elevato di piccole e medie imprese quando scatterà il via libera del governo Draghi-Speranza con l’appoggio di Lega e Forza Italia potrebbero non esserci

Riaprire dopo un lungo stop non è come accendere l’interruttore della luce: contabilità, burocrazia e rapporti con i dipendenti restano un problema nel problema. E nei decreti di Draghi non ci sono facilitazioni per rimettersi in moto. Ci sono invece coprifuoco più o meno ballerini dove si esercitano imprudenti attori: la Lega che raccoglie firme contro il lockdown e la Gelmini che interpreta la norma con l’immediata smentita del Viminale. Se Salvini vuole togliere il lockdown non ha bisogno di raccogliere le firme: è nel governo con ministri molto sodali di Draghi; uno si chiama Giorgetti per esempio. L’escalation di manifestazioni di protesta (anche ieri quella dello scoprifuoco) non è soltanto una spia rossa accesa sul lunotto del governo, quanto l’evidenza plastica di una distanza tra società e centri decisionali. Pensare di sedare tale insofferenza schierando le forze dell’ordine o della polizia locale, tra multe e cordoni di pubblica sicurezza, è un errore madornale che il ministro Lamorgese sta già commettendo.

la profonda diversità di trattamento tra privilegiati che hanno avuto risarcimenti (i 400 milioni di ristori garantiti ai soci di Atlantia nella trattativa su Aspi è solo l’ultimo scandalo) contro gli invisibili dei Codici Ateco passa di chat in chat bypassando quello che i telegiornali non dicono. Nella festa della Liberazione sentir parlare di multe per aver violato il coprifuoco è stato imbarazzante; ancor più se in quelle piazze si levava il grido di Li-ber-tà Li-ber-tà. Ieri chi si è preso un pizzico di libertà è stato sanzionato dallo stesso governo della retorica antifascista.