Léo Malet – Delitto al luna park – Roma, Fazi, 2017. 204 p. (165)

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Un giallo classico, scritto con un linguaggio moderno, giovanile, tipico di quegli anni della “gioventù bruciata”, oggi non più usato, coniugato da uno scrittore che “si è fatto da sé” dopo una dura esperienza in un campo di concentramento nazista e che più d’uno (C. Augias ed altri) hanno “…giudicato, non a torto, migliore di Simenon…”.

Non è male come presentazione per essere spinti a prendere in mano questo libro e leggerlo fino in fondo, quasi in un sol colpo!

La storia ben intrecciata si sviluppa a Parigi, nel XII arrondissement e nasce in un Luna Park, appunto, come si evince dal titolo, dove un detective privato, Nestor Burma (personaggio poi famoso creato dall’autore, originario di Montpellier) è oggetto di un tentato omicidio con una spinta ricevuta da mani ignote alle sue spalle, che ha cercato di farlo cadere da un vagoncino di un “carrello traballante” dell’ottovolante; lui si difende, istintivamente reagisce e finisce con invertire la situazione: l’attentatore cade e muore mentre lui sopravvive. Insospettendo la locale polizia per lo strano accadimento.

Nasce così la poco comune trama, che si svilupperà in modo sempre più complicato, e che porterà anche il lettore a cercare di capire il come e il perché di quell’insolito avvenimento; anche perché Nestor in quel Luna Park ci era capitato per caso seguendo d’istinto una bella ragazza con “…l’abito blu che la modella fino alle cosce dalle quali emergono le belle, anzi bellissime gambe, finemente inguainate da uno sbuffo di delicato nylon…”, dopo aver capito, avendola attesa invano, che Hélèn, la sua segretaria, quel giorno, alla stazione ferroviaria della gare de Lyon, sul treno da Cannes non sarebbe più arrivata.

Fatti e personaggi comuni e poco noti, apparenti ingenuità e paure di giovani ragazze, pestaggi, bevute e frequenti fumate di pipa dell’investigatore s’intrecciano con la scomparsa di 150 kg di lingotti d’oro, un sospetto venditore di vini di Bercy, Charles Montolieu, una ragazza precipitata l’anno prima dalla stessa giostra e miracolosamente sopravvissuta alla caduta, un’altra bella donna, Simone Blanchet, invischiata nella scomparsa dell’oro e tanti avvenimenti isolati ma che vengono infine collegati da un solo “fil rouge” dall’acuto operare e dai profondi ragionamenti del nostro investigatore che, naturalmente, riuscirà – dopo avvenimenti pericolosi per la sua vita – a venirne a capo concludendo in bellezza… e in ricchezza… l’intera vicenda.

Strano a dirsi, ma in questo giallo ci sono poche pistolettate, solo briciole di violenza vera e propria e bevute più di vino che di cognac. C’è poi una nonnina “tutto pepe” appassionata giallista determinante per la soluzione finale; ci sono anche i soliti bulli che diventano forti solo quando sono in branco, ma questa volta devono, inattesamente, scappare e, infine,… la situazione meteorologica: pioggia-sole, sole-pioggia, ma anche “…talvolta, acquazzone e sole contemporaneamente, per soddisfare gli amanti del cocktail…”, anch’essa in un certo qual modo determinante per arrivare a capire con chiarezza l’ultimo punto oscuro del giallo: dov’è finito l’oro scomparso?

Franco Cortese Notizie in un click