L’Italia ha bisogno di Fondazioni di origine bancaria molto forte

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La dichiarazione di Carlo Messina, Amministratore delegato di Intesa Sanpaolo e, con i Presidenti Gian Maria Gros Pietro (Gruppo creditizio) e Francesco Profumo (Compagnia e Acri), protagonista dei “Banchieri” di Beppe Ghisolfi

L’Italia ha bisogno di Fondazioni di origine bancaria molto forte, che siano presidio efficace ed efficiente della Italianità del patrimonio e degli assetti creditizi del Paese e garantiscano in ogni momento, come investitori istituzionali e come erogatori monetari di impatto sociale, il legame fra gli Istituti di credito controllati o partecipati e i rispettivi territori di origine. Che nel caso di Intesa Sanpaolo corrispondono al Nord Ovest, pur in una proiezione solidamente nazionale.
È questo il merito delle dichiarazioni di Carlo Messina, Amministratore delegato di Intesa Sanpaolo – il Gruppo creditizio leader in Italia e terzo in Europa, perno di settori importanti dell’economia reale e sociale e presieduto dal Professore Economista Gian Maria Gros Pietro – in occasione della presentazione del nuovo piano strategico 2021-24 della Compagnia di Sanpaolo, la fondazione bancaria azionista controllante di cui è Presidente il Professor Francesco Profumo, al vertice anche dell’associazione Acri delle Casse di risparmio italiane.
Carlo Messina è da tempo protagonista riconosciuto e ascoltato nel dibattito economico italiano ed europeo: fin dall’inizio della tragica pandemia, ha sottolineato la necessità del ruolo proattivo che deve essere svolto dal settore bancario come moltiplicatore e acceleratore dell’efficacia dei provvedimenti pubblici di sostegno, anche laddove questi ultimi siano incompleti, e in tal senso ha sempre sostenuto l’importanza che la classe politica non venisse meno al proprio compito, per esempio prevedendo accanto al credito agevolato e garantito degli opportuni interventi a fondo perduto a favore delle aziende rimaste senza fatturato: una proposta sulla quale vi è stata la convergenza di Economisti premi Nobel come Joseph Stiglitz e di colleghi Banchieri come il Professor Beppe Ghisolfi, autore del best Sellers “Banchieri” nel quale ampio risalto viene assegnato alle biografie dei tre vertici di Banca e Fondazione San Paolo.
Carlo Messina, docente egli stesso di economia degli intermediari finanziari alla LUISS di Roma, ha inoltre proposto una “soluzione fiducia” sul debito pubblico italiano da trasformare da problema a risorsa facendo convergere su di esso – in forma rigorosamente volontaria e fiscalmente incentivata dallo Stato e senza nessuna distruttiva imposizione patrimoniale sulle famiglie – una quota importante del 10.500 miliardi del risparmio liquido e della ricchezza patrimoniale immobilizzata degli Italiani, oggi scoraggiati dalla pandemia economica e dalla crescente instabilità del mondo politico.
È indubbio infatti come il calo dello spread e delle tensioni sui titoli di Stato, e sul costo del debito pubblico, sia arrivato in primo luogo dalle iniziative istituzionali delle banche, della BCE con il Quantitative Easing di Mario Draghi ora riconfermato da Christine Lagarde e della stessa Intesa Spa che dopo l’istituto centrale europeo di Francoforte è, in termini di obbligazioni statali sottoscritte e acquistate, il secondo creditore dello Stato italiano.
Il CEO e Amministratore delegato di Banca Intesa Sanpaolo ha rinnovato l’alto elogio nei confronti della Compagnia di San Paolo e del Presidente Profumo, il quale ha annunciato interventi erogativi quadriennali dell’ordine complessivo di 500 milioni di euro, destinati a salire di ulteriori 100 milioni non appena la BCE attenderà i vincoli che non consentono alle banche la distribuzione di dividendi agli azionisti.