Lo Statuto rubato

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Nel M5S non si vota in disaccordo, poiché nel Movimento esiste la servitù di mandato. La libertà di cui parla la Costituzione è un articolo abolito dalla morale a 5 stelle. Ogni portavoce sa quali sono i capisaldi della “dottrina” pentastellata: pochi precetti, semplici e chiari. Altre “voci” non sono ammesse, giacché il mandato lo elabora la rete e non i meetup locali. Quindi, chiunque si senta investito del dovere di rappresentare secondo il proprio gusto l’incarico conferito dagli elettori, ha sbagliato partito.

A parte questo, ci sono da dire due parole proprio sulla difficoltà del Movimento di diventare a tutti gli effetti un partito. E c’è da dire che la governance reale è nelle mani del fondatore, e di un “erede” che pretende in ogni occasione di far pesare la struttura che offre Rousseau in supplenza di quella di un’organizzazione politica tradizionale. La democrazia digitale è diventata opprimente, e le voci dei cittadini reali si spengono di fronte a quelle di un popolo interrogato solo per confermare l’opinione dei vertici.

Luigi Di Maio lascia il posto di Capo politico, e il reggente Crimi s’incarica di portare a termine il percorso fondativo degli Stati generali. Un anno per completare il progetto che a causa della pandemia non ha avuto sedi fisiche ma solo virtuali. I temi soggetti a votazione hanno avuto una scarsa partecipazione. E pare proprio che la maggior parte del lavoro sia stata quella di proporre ad un popolo ignaro finti quesiti, di dare l’impressione che tutta l’operazione sia stata una grande prova di democrazia.

Purtroppo non è così, e la diserzione delle “urne” ne è la prova. Quello dell’adesione al governo Draghi (un quesito mal posto, ma in ogni caso veramente sentito) ha avuto una partecipazione 9 volte più numerosa della votazione sullo statuto. Sono certo che la maggior parte degli iscritti non ha partecipato perché non ha avuto l’impressione di esprimere liberamente il proprio pensiero. Difatti, perché a fianco dello scarno si o no a false domande, non si è creata la casella non so; la casella altro; la casella rutto libero? Perché Rousseau è solo lo strumento di una lotta di potere che sta estinguendo lo spirito a 5 stelle. Più volte ho detto che la piattaforma non serve a selezionare una classe dirigente, ma può essere il mezzo per selezionare le idee, e per fare formazione. Più volte ho detto che la proprietà sarebbe dovuta passare al Movimento, anzi, al popolo italiano.

Alla fine non abbiamo un capo politico, un segretario, qualcuno che rappresenti la linea del M5S, ma abbiamo un comitato a rappresentare “le anime”. Non abbiamo una direzione centrale del partito in cui si elabora la strategia. Abbiamo una cosa ondivaga, che permette equivoci, e che consegna le decisioni nelle mani del potere reale a 5 stelle. Ma questa non è democrazia. E per conto mio l’attuale direzione del Movimento non ha più l’autorità di prendere alcuna decisione, meno che mai quella di cacciare gli oppositori alla linea di maggioranza. La debolezza ideologica del Movimento, che più e più volte ho segnalato, sta portando la rivoluzione pentastellata nelle secche ingloriose del sospetto e della competizione fratricida.                                                                                                                               (Giuseppe Di Maio)