Locatelli (Css): “Da Speranza lavoro cruciale, dare continuità”

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“C’è un ottimo ministro della Salute che fatto un egregio lavoro in tutti questi mesi. Credo che dare continuità sia assolutamente importante”. Ne è convinto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), che ospite di ‘Buongiorno’ su Sky TG24 risponde così alla domanda su una sua eventuale disponibilità a entrare in un governo Draghi, se venisse contattato. Per Locatelli un punto è fondamentale: la continuità, in tempi di pandemia. “Servirebbe – osserva – perché quello che è stato fatto in questi mesi è stato cruciale per il Paese. Il ministro Roberto Speranza, ripeto, ha svolto un lavoro encomiabile per impegno e passione e capacità di governare una situazione così difficile. La scelta spetterà al presidente incaricato Mario Draghi”. Ma Locatelli ha ricevuto telefonate in vista della formazione della nuova compagine dell’Esecutivo? “Solamente quelle dei miei cari”, risponde.

“La disponibilità di vaccini anti-Covid entro il mese di giugno è quantificabile nell’ordine più o meno dei 40 milioni” di dosi. “Quindi dovremmo arrivare largamente a una cifra importante di persone che vengono a essere vaccinate. Siamo nell’ordine dei 20 milioni di persone almeno per il mese di giugno”. E’ il calcolo prospettato da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), ospite di ‘Buongiorno’ su Sky TG24. “Entro giugno contiamo 20 milioni di vaccinati” possibili sulla base dei numeri di dosi disponibili. “Abbiamo avuto 2 milioni di dosi a gennaio – ricorda – e parlando solo dei vaccini per ora approvati avremo 4 milioni per febbraio, 8,3 per marzo e poi 25 milioni per il trimestre successivo. E’ chiaro che, se arriveranno ulteriori dosi di vaccini o ci saranno vaccini che verranno approvati, questo numero si può incrementare. Oggi questi sono i numeri rispetto ai tre vaccini Pfizer/BioNTech, Moderna, AstraZeneca e in funzione di quella che è la previsione di fornitura”, spiega Locatelli

“Per il vaccino russo anti-Covid Sputnik, la pubblicazione apparsa giorni fa su ‘The Lancet’ è significativamente interessante”. “Io credo – ha spiegato – che ci dobbiamo accostare a ogni vaccino con un atteggiamento che definirei laico, cioè valutare quello che è il profilo di sicurezza ed efficacia attraverso analisi rigorose, come quelle che garantiscono l’autorità regolatoria europea e quella italiana, e fare valutazioni sulle pubblicazioni scientifiche che verranno a essere prodotte”.

“Dobbiamo restare all’evidenza dei dati disponibili. I dati si riferiscono a un uso costante, tra la prima e la seconda vaccinazione, dello stesso tipo di vaccino. Andare ad esplorare situazioni alternative mi sembra significativamente aleatorio. Non dico che non possa funzionare, però starei su una strada solida e consolidata”.

“Gli anticorpi monoclonali sono uno strumento importante, contribuiscono certamente alla lotta contro Sars-CoV-2, e in particolare a prevenire la progressione della malattia nei soggetti più fragili. Non attribuiamogli però delle proprietà salvifiche che non hanno per i malati gravi. Perché sarebbe sbagliato sulla base dell’evidenza e creeremmo delle aspettative che poi possono andare deluse”. Ha aggiunto Locatelli dopo il via libera della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa a quelli prodotti da Regeneron e da Eli Lilly, per l’uso precoce in pazienti ad alto rischio. “Sono anticorpi derivati da un clone di linfociti B e hanno tutti la stessa specificità e la capacità di neutralizzare, di bloccare il legame tra il nuovo coronavirus e il suo recettore presente sulle cellule umane – ha spiegato Locatelli – Gli studi clinici fino a oggi prodotti dimostrano chiaramente che questo approccio può essere utile per prevenire la progressione della malattia, mentre l’efficacia nei malati gravi non è stata dimostrata”, ha puntualizzato l’esperto. Quanto al rapporto costo-beneficio, “io credo che il ragionamento vada fatto sulla somministrazione” di questi anticorpi monoclonali “con un’indicazione appropriata. Vanno impiegati quando veramente servono: poche ore o pochi giorni dopo la documentata infezione, in coloro che hanno un elevato rischio di progredire e sviluppare patologia grave – ha aggiunto Locatelli – Rispetto al costo” del farmaco, “ricordiamoci che l’ammissione in una struttura ospedaliera, tanto più in una terapia intensiva, non è che non abbia un costo. Quindi, fatta questa premessa e ribadito che la salute evidentemente non ha prezzo, credo che l’aspetto cruciale da sottolineare sia l’appropriatezza d’uso e d’indicazione”.