L’ultima di Rosato: “Alzare lo stipendio dei deputati

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h, se fosse lui a sedere sullo scranno più alto della Camera dove, per ora, è solo vice. Par di capire che se toccasse al renzianissmo Ettore Rosato prendere il posto oggi occupato da Roberto Fico, tra gli arazzi di Montecitorio suonerebbe di nuovo la musica dei tappi di champagne, come ai bei vecchi tempi: qualche mese fa, nonostante il lockdown, il maggiorente di Italia Viva si era conquistato le simpatie di molti suoi colleghi. In Ufficio di presidenza era arrivato a battere i pugni sul tavolo pur di denunciare lo sconcio dell’abbassamento verticale della qualità della vita a Palazzo, causato da un certo pauperismo pentastellato di marca demagogica. E così, prendendo al balzo gli alti lai dei malpancisti che non avevano digerito il vulnus imposto dalla chiusura della buvette e per la mensa pizzicata a servire persino pesce surgelato e arance marocchine, ha tuonato contro il servizio di ristorazione “non all’altezza” della situazione. E ha avuto pure da ridire sui servizi del trasporto addirittura “mortificanti l’alta funzione parlamentare”, ora che la regola imporrebbe agli eletti di prenotare aerei e treni con un certo anticipo in modo che l’amministrazione possa risparmiare sul prezzo dei biglietti per i trasferimenti da o verso Roma.

Adesso, però, Rosato è tornato alla carica puntando a un bersaglio addirittura più grosso. Guadagnandosi sincera ammirazione da chi, sotto sotto, accarezza le sue stesse idee, ha rivendicato il diritto all’aumento dello stipendio per Lorsignori deputati, che sarebbero costretti alla dieta del fantino: praticamente a pane e acqua. Ma riavvolgiamo il nastro. A dicembre, il collegio dei questori di Montecitorio ha proposto come da indirizzo ormai consolidato, di prorogare il blocco dell’ammontare dell’indennità parlamentare, dei rimborsi delle spese di soggiorno e per l’esercizio del mandato. Mal gliene incolse. Perché a quel punto il coordinatore di Italia Viva è tornato a farsi sentire per scongiurare l’ipotesi che i tagli proseguissero oltre il 2022, col rischio di calmierare a oltranza i trattamenti economici dei deputati: quelli che subentreranno a partire dal 2023 o prima se la crisi di governo dovesse precipitare il Paese alle urne. E così, quando si è trattato di approvare il bilancio triennale di Montecitorio, che vale fino alla fine naturale della legislatura, (oggi appesa a un filo per via del suo capo, Matteo Renzi), ha provato a giocare l’asso: “Sarebbe ragionevole prorogare le misure (di contenimento della spesa, ndr) soltanto fino alla fine della legislatura in corso, per tutelare l’autonomia decisionale dell’Ufficio di presidenza della legislatura successiva”. Tradotto: già il prossimo anno potrebbero essere cancellate le misure di riduzione dell’indennità parlamentare introdotte fin dal 2011, così come lo stop alla sospensione dell’adeguamento dello stipendio in vigore dal 2006. E così gli stipendi dei deputati oggi ridotti alla miseria, si fa per dire, di circa 10 mila euro al mese, potrebbero tornare a lievitare d’un colpo a quota 15 mila. E non solo. Se si aprisse il varco indicato da Rosato, verrebbe pure meno il tetto che attualmente mortifica la diaria mensile a “soli” 3.500 euro e pure quello alle spese di mandato che fruttano la bellezza di altri 3.690 euro in busta paga. Per ora la sua proposta è stata accantonata, ma tornerà a rifarsi sotto: ha spuntato l’impegno che se ne riparli al momento dell’aggiornamento di bilancio, tra qualche tempo. Ma fin d’ora ha messo la zeppa pure su un’altra questione che potrebbe tornare a far crescere i costi della Camera. Perché secondo Rosato è giusto pensare agli stipendi degli eletti, ma senza dimenticare i vitalizi. E così sempre in Ufficio di presidenza ha insistito perché la Camera faccia di tutto per mettere in condizione gli ex inquilini di Palazzo a tornare a bussare a quattrini. Come noto, i loro assegni sono stati sforbiciati nel 2018, ma recentemente dopo un lungo contenzioso, l’organo di giustizia interna di Montecitorio ha azzoppato in parte il taglio. Prevedendo che possa in parte essere reintegrato laddove i vitaliziati dimostrino che le loro condizioni di vita siano deteriorate, per via di difficoltà economica o di salute nel frattempo sopravvenute. Già in centinaia si sono fatti sotto per riavere il malloppo perduto, ma non basta: “La Camera ha il dovere di informare adeguatamente tutti gli interessati dei nuovi criteri per la rideterminazione del trattamento previdenziale” ha preteso Rosato, che per questo e pure per la battaglia sugli stipendi a Palazzo è già omaggiato come un eroe.                                                                                        di Ilaria Proietti