MAFIE NEL LAZIO: PRESENTATO IL NUOVO RAPPORTO

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Presentato il IV aggiornamento del Rapporto ‘Mafie nel Lazio’, il resoconto documentato delle principali inchieste giudiziarie portate a termine tra il 1 gennaio e il 31 dicembre del 2018: 103 le ‘famiglie’ censite, 118 gli indagati per associazione mafiosa. Uno strumento utile per conoscere il radicamento criminale sul territorio e portare avanti azioni di contrasto
Presentato il IV aggiornamento del Rapporto ‘Mafie nel Lazio’, il resoconto documentato delle principali inchieste giudiziarie portate a termine tra il 1 gennaio e il 31 dicembre del 2018: 103 le ‘famiglie’ censite, 118 gli indagati per associazione mafiosa.

Il volume, di quasi 300 pagine, da quest’anno disponibile anche in formato e-book – è stato presentato stamattina al WeGil di Trastevere, a Roma, dal presidente, Nicola Zingaretti e dal presidente dell’Osservatorio regionale Sicurezza e Legalità, Gianpiero Cioffredi, con gli interventi del prefetto di Roma Gerarda Pantalone, del capo centro della Dia di Roma, Francesco Gosciu, del segretario generale della procura presso la Corte d’Appello di Roma Emma D’Ortona e del professor Nando Dalla Chiesa dell’Università di Milano.

“È importante questo Rapporto perché è prodotto da un’istituzione dello Stato. Siamo abituati a ringraziare giornalisti, associazioni, comitati, che fanno opere meritorie. Ha però valore il fatto che come Stato siamo promotori del più puntuale rapporto di conoscenza delle mafie nel territorio. Nessuno può più dire che non sapeva – così il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: deve essere una battaglia di massa, fatta dalle persone.”

“Sotto la lente in questa IV edizione ci sono le indagini che hanno indebolito le ramificazioni di Cosa nostra catanese nel Lazio e le sentenze emesse contro il clan Rinzivillo di Gela, attivo anche a Roma. Non solo: nuovi elementi che confermano la graduale stabilizzazione delle cosche di ‘ndrangheta e la pervasiva presenza economica della camorra nella Capitale così come la trasformazione di alcune periferie metropolitane in laboratori di nuovi modelli criminali in cui avviene il contagio del metodo mafioso” – le parole di Gianpiero Cioffredi.