Manzi (Radicali italiani): Con 20 colpevoli anni di ritardo si attui il programma radicale di riforme

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«Sembra che il Governo, i partiti, i magistrati e le loro associazioni, i mass-media scoprano solo oggi ciò che è a tutti perfettamente noto da decenni: la istituzionalizzazione delle correnti nella magistratura, tramite il voto di liste per l’elezione dei magistrati togati del CSM, ha dato vita a centri di potere e prassi di malgoverno.» Dichiara la segretaria di Radicali Italiani Silvja Manzi. «Le nomine ai vertici degli uffici giudiziari da tempo immemorabile non rispondono a criteri di premialità del merito, ma a logiche di puro scambio: l'”autonomia e l’indipendenza” vengono invocate ma l’organo di autogoverno ne ha, purtroppo, fatto cattivo uso, così oscurando il prestigio dei magistrati e della loro istituzione.
I radicali lo hanno denunciato per primi, – prosegue Manzi – quando sin dal 1997 indicevano il referendum per la abrogazione della progressione di carriera automatica dei magistrati e della possibilità per i magistrati di assumere incarichi al di fuori delle loro attività giudiziarie, e nel 2000 per la abrogazione del voto di lista per la nomina dei membri togati del CSM e per la separazione netta delle carriere tra giudici e PM.
È ora sotto gli occhi di tutti che se quelle riforme – che costituiscono a tutt’oggi il cuore dei problemi della magistratura italiana – fossero state fatte allora, non assisteremmo alla degenerazione in atto. Occorre immediatamente attuare – con 20 colpevoli anni di ritardo – quel programma di riforme, che non ha alternative, si rassegni la politica, si rassegni la magistratura, lo dica la stampa per amore della verità.»