Marattin: “Verso documento per la riforma del fisco”. Tre miliardi troppo pochi

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In questi mesi le commissioni finanze di Camera e Senato sono impegnate nell’indagine conoscitiva “sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e altri aspetti del sistema tributario”. L’indagine sfocerà in un documento che non inciderà solo sull’Irpef ma sull’intero sistema dei tributi e delle imposte in vista di una complessiva riforma fiscale. “Il documento dovrebbe essere pronto per essere presentato alle Camere a maggio”, anticipa all’ANSA il presidente della commissione finanze Luigi Marattin. Le ultime audizioni si terranno a metà aprile con il Fmi, l’Ocse e il ministro dell’Economia Daniele Franco.

La legge di Bilancio destina alla riforma dell’Irpef solo 8 miliardi l’anno. Ma 6 sono già impegnati per coprire l’assegno unico universale alle famiglie con figli. Quindi per ridurre la pressione fiscale restano solo 2/3 miliardi ogni anno fino al 2023. Con questi numeri è impossibile fare una vera riforma.
La riforma dell’assegno unico universale voluta dalla ministra Bonetti, debutterà il 1 luglio ed è parte integrante della riforma fiscale. Rimane ovviamente il fatto che 2/3 miliardi sono troppo pochi per affrontare il riassetto complessivo del sistema tributario. Su questo attendiamo il Documento di Economia e Finanza di aprile per capire se il governo ha intenzione di stanziare dal 2023 in poi un quantitativo di risorse maggiore. Nel frattempo stiamo esaminando tutte le altre opzioni possibili per ricavare all’interno del sistema tributario ulteriori risorse da destinare all’abbassamento delle tasse su chi lavora e produce.

Tutti gli esperti segnalano come iniquo il salto di aliquota di ben 11 punti (da 27 a 38%) per i redditi soggetti ad Irpef del terzo scaglione 28.000-55.000 lordi. La vostra indagine ha anche evidenziato che sui redditi fra i 40.000 e i 55.000, l’aliquota effettiva può arrivare fino al 60% cioè ben oltre l’aliquota legale più alta (43%). Insomma il principio di progressività non sarebbe rispettato correttamente.
Quello che lei evidenzia è solo uno degli esempi, certamente tra i più macroscopici. Ma il dato di fatto è che il nostro sistema fiscale è ormai diventato un disincentivo strutturale al lavoro e alla crescita economica. Tutte le opzioni che stiamo esaminando includono un deciso abbassamento della curva di progressività sui redditi medio-bassi e, se sarà necessario, una diversa inclinazione di quella curva sui redditi molto alti. Ma oltre all’equità verticale, l’attuale Irpef viola anche l’equità orizzontale. Ci sono tre diverse traiettorie di detrazioni a seconda della tipologia di reddito (lavoro autonomo, dipendente o pensione), così come tre diverse no-tax-area. E inoltre, se faccio impresa, sono tassato diversamente a seconda della forma giuridica che scelgo per organizzare la produzione. Così come accade con le forme di impiego del capitale.

La Flat tax sulle partite Iva (aliquota al 15% fino a 65.000 euro) pone seri problemi di equità orizzontale (sia verso i redditi Irpef con aliquote che partono dal sia le imprese societarie sia da capitale in particolare snc e srl) e secondo alcuni favorirebbe anche l’evasione. Quali sono gli orientamenti in merito?
È indubbio che si tratta di uno dei punti su cui la discussione e il confronto tra di noi è più vivace. Non voglio né influenzarlo né anticipare nulla, ma sono abbastanza fiducioso che riusciremo a trovare un equilibrio tra l’esigenza di non tornare indietro rispetto ad un sistema che – soprattutto sul lato della semplificazione – è molto apprezzato e quella di non avere palesi violazioni dell’equità orizzontale.

Cosa pensa su una nuova Patrimoniale, sulla tassazione degli immobili, dei beni fondiari e sulla cedolare secca?
Sono tutti i temi su cui il confronto è costruttivo ma molto acceso, posso semplicemente dirle la mia opinione personale. Su cedolare secca, vale per me lo stesso ragionamento del forfettario: occorre bilanciare la necessità di non incrementare in misura abnorme il prelievo sugli affitti (cosa che avverrebbe se la cedolare fosse semplicemente abolita) con quella di avere un sistema tributario più ordinato e uniforme. Per quanto riguarda l’imposizione patrimoniale, personalmente non vedo la necessità di incrementare il prelievo complessivo, che è assolutamente in linea con la media europea. Vedo, questo sì, una enorme necessità di riordino dei molteplici strumenti di imposizione sul patrimonio.