Marco Fortis: “L’Italia può correre come la Germania”

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Lungo intervento del professor Fortis, oggi, sul domenicale de “il Sole 24 Ore”, in cui cerca di aiutarci a comprendere i motivi del distacco fra i valori di crescita della Germania e quelli italiani, poichè: “cercare di comprendere il reale motivo di questo distacco è fondamentale non solo sul piano analitico e storico ma anche per capire come dovrebbe essere costruito il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) affinché esso abbia davvero quella “visione” che, secondo autorevoli osservatori (tra cui il Presidente di Confindustria Bonomi), tuttora manca, nonostante gli aggiustamenti in corso d’opera apportati rispetto alle criticatissime prime bozze di inizio dicembre scorso”.

Cosa intende Fortis per “visione”? “Se l’Italia – spiega il professore – deve avere un progetto non puo essere che quello di ammodernarsi e diventare più efficiente per rilanciarsi dopo la pandemia. Ciò al fine perlomeno di avvicinare, se non eguagliare, il tasso di crescita dell’economia tedesca. Analizziamo allora il periodo 2015-18, utilizzandolo come campo sperimentale non solo per capire il recente passato ma anche per comprendere come progettare il nostro futuro”.

Analizzando i dati, nel corso del suo intervento, Fortis spiega che “la prima fondamentale ragione del nostro ritardo di crescita rispetto ai tedeschi risiede nei divari territoriali”.

Proprio per questo, aggiunge Fortis, “dovrebbe essere proprio la riduzione di questi divari (in particolare tra Nord e Mezzogiorno) il primo obiettivo su cui declinare le missioni infrastrutturali, innovative, digitali, green e sociali del PNRR. Mai più, infatti, capiterà un’occasione altrettanto storica al nostro Paese, come quella offertaci dal Next Generation EU, di poter disporre di così tante risorse e margini di manovra fiscali per ammodernare il nostro Sud e le Isole, che significa completarne l’infrastrutturazione, accrescerne l’attrattività sotto il profilo degli investimenti e del turismo, efficientarne la Pubblica Amministrazione trasformandola definitivamente da obsoleto “carrozzone” clientelare a macchina fornitrice di servizi sociali moderni e di efficaci politiche attive per il lavoro. Abbandonando per sempre il sentiero dell’assistenzialismo e imboccando con determinazione quello della crescita”.

Proseguendo nella sua analisi, Fortis prende in esame il quadriennio 2015-18: “persino il pur forte Nord Italia è cresciuto meno della Germania”. “Per quali ragioni?”, si chiede Fortis.

“”Dai dati Istat ed Eurostat – spiega Fortis – emerge che il Settore del Nord Italia (terra d’elezione delle sempre criticate piccole e medie imprese famigliari che sono in realtà la nostra ricchezza), grazie alla spinta delle misure economiche dei governi Renzi e Gentiloni (a cominciare da Industria 4.0), nel quadriennio 2015-18 ha dato alla dinamica del proprio Pil geografico un contributo positivo maggiore di quello registrato dallo stesso Settore i in Germania (+6,5% contro +6,3%), con incrementi molto forti soprattutto in Lombardia e Veneto (+7,5% e +6,7%, rispettivamente)”. Eppure, prosegue Fortis, “pur a fronte di ciò, il Nord Italia ha contemporaneamente sofferto di un contributo negativo al proprio Pil da parte del Settore 2 (-0,3%), mentre il Settore 2 in Germania apportava invece un contributo aggiuntivo di crescita considerevole al Pil tedesco (+1,3%)”

Insomma, sottolinea Fortis, “nel quadriennio 2015-2018 è stato sufficiente un uso razionale della flessibilità concessaci dall’Europa per realizzare misure mirate di politica economica e innovazioni strutturali che hanno permesso all’economia privata non finanziaria del Nord Italia di dare un contributo alla crescita del proprio Pil superiore a quello dato dal settore privato tedesco in Germania”, mentre anche le economie private del Centro e del Mezzogiorno sono cresciute sensibilmente.

Tuttavia, “per far aumentare il Pil complessivo italiano nell’era post-Covid a tassi più vicini a quelli tedeschi non sarà sufficiente il riguadagnato dinamismo della nostra economia privata non finanziaria”, sottolinea il professore.

“Il PNRR deve perciò focalizzarsi su un innalzamento significativo della crescita del Pil della Pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici, delle costruzioni e delle infrastrutture pubbliche e private, soprattutto nel Mezzogiorno. la visione che serve al PNRR italiano è soprattutto quella della riduzione reale dei divari territoriali, della modernizzazione, dell’efficienza e dell’infrastrutturazione. Ma da sola la visione non basta. Servono anche sia un programma preciso sia la capacità concreta di realizzazione dei progetti e delle infrastrutture inseriti nel PNRR, che nell’Italia dei veti e della burocrazia che hanno già impantanato lo sbloccacantieri non è una cosa scontata”, conclude Fortis.